PALERMO – “Poteva esserci molto utile e avremmo dovuto tenercelo buono”. E così Giuseppe Lapis avrebbe “siglato un patto corruttivo” con l’ex assessore regionale Francesco Cascio.
Si complica la posizione del politico, coordinatore siciliano degli alfaniani di Ap, già condannato per corruzione a due anni e otto mesi. Lapis, infatti, ha confessato la bancarotta della sua impresa, la Ecotecna, e ha accusato Cascio: “Ho distratto beni e risorse umane in favore dell’onorevole”. Accuse poi confermate pure dal figlio, Gianluigi Lapis. “Mai avuto rapporti con i Lapis”, si è sempre difeso Cascio, smentendo punto per punto le contestazioni. Non li conosceva e, dunque, non può averli favoriti.
È vero, dicono i Lapis, che in cambio di alcune “regalie” avrebbero ottenuto dal politico, quando era assessore regionale al Turismo, “facilitazioni per l’ottenimento di contributi pubblici”. Si tratterebbe dei sei milioni di fondi europei utilizzati per costruire il “Golf Club Le Madonie” a Collesano, in provincia di Palermo.
Un’esperienza fallimentare sfociata nell’inchiesta per bancarotta. Lapis padre, dopo avere ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini firmato dai pubblici ministeri Calogero Ferrara e Gaspare Sedale, ha deciso di confessare. E anche il figlio ha raccontato la sua verità su rapporti con Cascio. Il verbale, su richiesta del sostituto procuratore generale Emanuele Ravaglioli, entrerà nel processo d’appello al politico, spostando in avanti, in caso di conferma della sentenza di primo grado, la prescrizione. Bisogna valutare con attenzione il racconto dei due imprenditori che rischiano il processo per il crac della loro impresa. Un crac che ha lasciato con un pugno di mosche in mano creditori e fornitori e portato al licenziamento dei lavoratori. Milioni di euro “distratti” affinché nessuno potesse accedere al passivo.
Il giorno della condanna, nell’ottobre dell’anno scorso, Cascio fu colto da un malore fuori dall’aula del Palazzo di giustizia di Palermo. Una condanna che gli è costata il seggio all’Ars di cui è stato anche presidente.
Secondo l’accusa, negli anni dal 2001 al 2004, quando faceva parte della giunta Cuffaro ed era pure vice presidente della Regione, Cascio avrebbe aiutato i Lapis facendo approvare una delibera a loro favorevole e garantendogli una corsia privilegiata per snellire le procedure burocratiche e ottenere i finanziamenti.
In cambio i Lapis avrebbero rinunciato all’acconto di 5 mila euro che avevano già versato per comprare un terreno poco distante dal campo da golf. Quando seppero da Lelio Cusimano, racconta l’imprenditore, che al lotto era pure interessato l’onorevole fecero un passo indietro senza mai reclamare i soldi. Cusimano lo avrebbe “indotto” a cedere il preliminare a Cascio che sul terreno avrebbe poi costruito una villetta. Progettazione, opere di sbancamento, materiali, manutenzione e vigilanza sarebbero state a carico della Ecotecna senza che Cascio abbia sborsato un solo centesimo. Un gruppo di professionisti e maestranze sarebbe stato messo a disposizione dell’allora assessore regionale. Un “favore” da trenta mila euro ricostruito dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo.. I Lapis hanno confermato la ricostruzione della Procura, raccontando anche delle telefonate con cui Cascio sollecitava i suoi collaboratori “per sfoltire le lungaggini burocratiche”. In particolare sui collaudatori affinché non creassero intoppi.
“Può ritenersi dimostrato, con certezza – scriveva il giudice nelle motivazioni del processo di primo grado celebrato in abbreviato – al di là di ogni ragionevole dubbio, che Francesco Cascio, nella seconda metà del 2001, siglava un accordo corruttivo con l’imprenditore Giuseppe Lapis, avente a oggetto il compimento in favore del gruppo di imprese da questi diretto, l’Enotecna srl, di atti del suo ufficio, tutti miranti a garantire il finanziamento delle opere di realizzazione del resort Baglio delle vacanze e del tempo libero”.
I fatti contestati nel processo di primo grado coprivano un periodo fino al 2010. Le dichiarazioni dei Lapis, però, spostano le ipotesi di reato fino a Pasqua 2011, periodo in cui Cascio avrebbe usufruito dell’iscrizione al Golf club, di alcune lezioni e del servizio di vigilanza nella villa di Collesano. Se così fosse la prescrizione slitterebbe a metà del 2018. Ci sarebbe, dunque, il tempo di celebrare i processi di secondo grado e Cassazione.
Secondo i pm, Cascio avrebbe agito “in concorso” con altri due ex dirigenti regionali, Agostino Porretto e Aldo Greco, che hanno scelto il rito ordinario. Sul conto primo i Lapis hanno reso delle dichiarazioni, mentre hanno detto di non avere mai conosciuto Greco.