Corruzione e controlli in ritardo | Serve prevenire e... controllare - Live Sicilia

Corruzione e controlli in ritardo | Serve prevenire e… controllare

Cosa potrebbe fare la politica, ma non fa (quasi) mai.

SEMAFORO RUSSO
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3 min di lettura

Lo so, è complicato allontanarsi, sebbene solo momentaneamente, dalle preoccupazioni suscitate dal coronavirus. Quando è in gioco la salute il resto, giustamente, scivola in coda. Eppure non possiamo far passare quasi inosservati sconcertanti episodi di cronaca giudiziaria che hanno confermato l’elevato livello sistemico di corruzione raggiunto in Sicilia.

Mi riferisco alle ultime indagini della magistratura che hanno riguardato politici, burocrati, professionisti e imprenditori al Comune di Palermo, al Genio civile di Trapani e Messina e all’Assessorato regionale Agricoltura. Un intreccio inquietante, purtroppo non inedito, che intanto rivela quanto sia falsa l’idea di una separazione netta tra il Palazzo e la cosiddetta società civile, dipingendo il primo come il male assoluto e la seconda innocente per definizione. Così non è, e senza voler concedere attenuanti a chicchessia in verità risulta assai ambiguo il rapporto tra politica e certi settori della vita economica e sociale siciliana.

Difficile individuare il bandolo della matassa, scovare le vittime e i carnefici. Molto più probabilmente si tratta di un’intima e scellerata complicità le cui radici affondano nel terreno dell’inefficienza delle istituzioni, nei ritardi patologici della pubblica amministrazione, nella mancanza di adeguate infrastrutture, di lavoro, nell’atavica ed egoistica sub-cultura dello scambio voto/favore in nome del privilegio o del dio denaro.

E’ mio costume non commentare indagini e provvedimenti restrittivi cautelari, l’accertamento delle responsabilità penali attiene esclusivamente all’attività giurisdizionale e nessuno è colpevole finché un giudice non lo stabilisca definitivamente. Il punto è un altro e non è di carattere penale ma squisitamente etico e politico, anzi, di etica politica. Sciaguratamente la politica, nelle sue diverse espressioni, da tempo ha rinunciato a qualunque forma di guida dei processi sociali e di affermazione dei diritti – piuttosto assecondando supinamente a scopo elettorale convenienze, esigenze effimere, discriminazioni e paure -, ha rinunciato al costante controllo, a monte e a valle, dei fenomeni corruttivi, al di là, quando è ormai tardi, dei reati commessi dal singolo deputato, sindaco, assessore, consigliere comunale.

Non è vero che urge aumentare i controlli, urge farli; non serve ruotare i componenti delle commissioni consiliari come accaduto a Palermo (mortificando chi si comporta correttamente), bisogna semplicemente lavorare impedendo strumentali lungaggini del consiglio comunale nel licenziare regolamenti e bilanci e mediazioni al ribasso tra maggioranza e opposizioni o pezzi di esse; non aiuta il ginepraio di regole e regolette all’interno degli uffici pubblici a discapito, alla squagliata della neve, degli impiegati e cittadini onesti, basta applicare le norme anti-corruzione già esistenti e allontanare da determinate postazioni chi ha qualche problema serio con la giustizia, ciò a tutela della p.a. e dello stesso funzionario o dirigente coinvolto.

Non solo, partiti e governanti devono escludere per sempre dalle liste, dagli incarichi di sottogoverno, dalle commissioni di concorso e di gara e dagli uffici di gabinetto tutti coloro che hanno avuto condanne o hanno procedimenti in corso, specialmente se riferiti a reati infamanti come quelli di mafia e corruzione. Non è normale, a tal proposito, che il presidente della Regione Musumeci debba redarguire gli assessori da lui nominati su una questione di lampante evidenza. Le sue parole: «Ho richiamato più volte in passato gli assessori regionali circa la necessità di vigilare sul personale – interno ed esterno – chiamato a operare negli Uffici di diretta collaborazione. L’egoismo dei partiti non può e non deve essere premiato a danno della rigorosa selezione, innanzitutto morale, nella scelta dei collaboratori negli uffici pubblici. Sono certo che su questo tema non sarà più necessario un ulteriore mio richiamo al senso di responsabilità di ognuno». Troppo poco. La più alta istituzione regionale, vale anche per il sindaco nell’ambito di competenza, non può limitarsi a richiamare, deve controllare e prevenire. Forse non sarebbe male ricostituire l’Ufficio ispettivo allora creato da Piersanti Mattarella. Qualcuno dirà che un ufficio ispettivo esiste, sì, ma non esattamente quello.


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