Cosa resterà del Partito Radicale di Marco Pannella? - Live Sicilia

Cosa resterà del Partito Radicale di Marco Pannella?

I simboli che hanno accompagnato la vicenda politica della formazione pannelliana.

CATANIA – Il Partito Radicale è il partito antipartito per eccellenza. Serve un gioco di parole – chiediamo scusa per questo – per ricapitolare le vicende di una formazione che ha segnato più di altre la seconda metà e non solo del Novecento repubblicano. Al netto delle percentuali ridotte, la formazione che è irrimediabilmente legata al nome e al volto di Marco Pannella, è stata infatti lievito indiscutibile di battaglie civili e provocazioni da manuale della comunicazione politica. 

Gli ideali del Partito Radicale

I punti cardinali sono stati e sono il laicismo, il liberismo, l’anticlericalismo e la democrazia. Ingredienti che tuttavia non hanno impedito a quanti la pensassero in maniera differente di compiere un pezzetto di strada assieme in nome di obiettivo comuni. Anche sulla scorta di quello spirito che si è concretizzato attraverso gli strumenti atipici della doppia tessera e del divieto di espulsione. 

Attraverso i 104 simboli che ne hanno accompagnato la presenza nell’agone politico, Paolo Garofalo ha ricostruito la storia dei Radicali per i tipi di Officina della Stampa. Una vicenda che ha radici lontane: a partire dal Risorgimento, passando dall’antifascismo e dalla scissione dal PLI di Giovanni Malagodi, fino alla nascita Seconda Repubblica e al naufragio della Terza. 

L’ex sindaco di Enna e presidente del centro studi MedMez, ha rimesso in ordine il puzzle. Un puzzle complicato, va da sé. I contributi di Marco Cappato e Giuseppe Rossodivita accompagnano l’ultima uscita di una collana che ha già in catalogo i volumi sul socialismo italiano, il vecchio Partito comunista e il Partito Nazionale Fascista. 

La scissione radicale

Morto Pannella, i Radicali hanno subito una dolorosa scissione. Una vicenda che – al netto della piena attività delle realtà parallele al partito, come l’associazione Nessuno Tocchi Caino – pone non pochi interrogativi sul futuro di una realtà che ha plasmato il Paese.  

Ed è lo stesso Garofalo a chiedersi che ne sarà del PR. “Il partito più antico dell’Italia moderna – si domanda – continuerà, e con chi, le battaglie per i diritti dell’uomo, per i diritti civili, per la libertà di scelta, per la libertà di vivere iniziate alla fine dell’Ottocento, rafforzate nell’antifascismo prima, nell’anticlericalismo, nell’antimilitarismo e contro i dogmi della politica poi, affermate con le grandi vittorie degli anni Settanta ed Ottanta, con le conquiste del divorzio, dell’aborto, col riconoscimento dell’obiezione di coscienza, delle libertà sessuali e con il perseverare delle lotte per la libertà di informazione e per la laicità della vita, con la voglia, ancora oggi, ancora di più, di essere speranza piuttosto che avere speranza?”. Con chi? Appunto.


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