Così il boss pagava gli "stipendi" - Live Sicilia

Così il boss pagava gli “stipendi”

Operazione Eleio
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Quando si è capi bisogna provvedere alle necessità degli affiliati e delle loro famiglie. E’ il caso di Antonino Abbatte, alla guida della cosca del Borgo Vecchio. E’ lui, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, a tenere la cassa e a pagare gli stipendi dei “picciotti”, liberi o detenuti, con i proventi di estorsioni, rapine e traffico di stupefacenti. Il 25 marzo 2010, mentre discute con Vincenzo Giovanni Trapani, un anziano pregiudicato del Borgo Vecchio agli arresti domiciliari per droga, Abbate dice che deve essergli grato per lo stipendio. Il suo nome, infatti, non è inserito nel libro paga del clan, definito “il libro dell’Amia (l’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti a Palermo ndr)”. E’ invece annotato il nome di Luigi Barbera, condannato per mafia con sentenza definitiva. Abbate gli fa avere, tramite il figlio, uno “stipendio” di 750 euro al mese. Ed è sempre Abbate ad occuparsi delle esigenze di Giusy Amato, arrestata per avere favorito la latitanza di Gianni Nicchi. La donna, su richiesta della famiglia di Porta Nuova, avrebbe messo a disposizione del boss il covo dove Nicchi fu catturato. Quando la Amato viene scarcerata per scadenza dei termini, Abbate la va a trovare e la rassicura sia per quanto riguarda il pagamento dell’avvocato sia sull’andamento della vicenda giudiziaria suggerendole persino la strategia difensiva. “Devi dire che tu l’hai conosciuto in un locale… punto”. Ma la donna dice di volere essere risarcita per essersi messa a disposizione, lamentandosi del comportamento di Nicchi: “non è che a me il signorino mi dava la mazzettina a me non mi ha dato niente nessuno”.


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