Pare che ci sia di nuovo maretta in casa Pd. Dopo le dichiarazioni di Lupo – per qualcuno fin troppo esplicite, per qualcun altro mal interpretate – il capogruppo dei democratici all’Ars, Antonello Cracolici, torna a parlare di quello che era parso come un divorzio tra il suo partito e il governatore Raffaele Lombardo. E precisa: “nessun cambio di rotta. Ma Lombardo riveda la compagine del suo esecutivo. Questa giunta è inadeguata a gestire e attuare le riforme approvate in Aula”.
Onorevole Cracolici, divorzio da Lombardo si o no?
“Ma, io sono rimasto sinceramente stupito dall’interpretazione che è stata data del comunicato di Lupo. Quello che dice il segretario regionale sono sostanzialmente due cose: il no del Pd al governo cosiddetto di salute proposto dall’Udc e una valutazione di inadeguatezza rispetto al Lombardo-Ter. Rispetto, cioè, a questa precisa compagine dell’esecutivo regionale. Questo esecutivo è, secondo il parere del Pd, inadeguato per gestire le riforme approvate in Aula. Questo significa che Lombardo deve valutare alla luce di quanto recentemente votato in sala d’Ercole”.
Quindi, al contrario, il Pd sta chiedendo tra le righe l’ingresso in giunta?
“Assolutamente no. Stiamo evidenziando che Lombardo ha il dovere di prendere atto di quanto recentemente votato e dei modi in cui tutto questo potrà essere messo in atto. Abbiamo già detto prima che il Pd non è l’Avis, non siamo donatori di sangue. Abbiamo già detto prima che a giugno ci sarà una consultazione interna al partito per decidere il da farsi. Rispetto a quello non c’è nessun mutamento di linea, o cambio di posizioni. Sottolineiamo soltanto che abbiamo sostenuto delle riforme, le quali hanno adesso bisogno di una gestione e di un’attuazione che sia all’altezza. In questo senso riteniamo il governo Lombardo – ter inadeguato all’attuazione delle riforme da noi votate. Forse si è fatta un’eccessiva semplificazione nella lettura delle parole del segretario regionale. In ogni caso la nostra posizione resta questa: il presidente della Regione deve avanzare una proposta alla luce di quanto emerso in Aula”.
Possiamo dire che da parte del Pd non c’è nessun passo indietro?
“No, non c’è nessun passo indietro. Ma attenzione, ribadisco, non ci sono nemmeno passi avanti. Noi restiamo fermi sulle nostre posizioni. Tutto questo a prescindere dalle vicende giudiziarie, che sicuramente complicano il quadro sul futuro. Resta il giudizio politico: questo governo è inadeguato”.
Nel quadro complessivo si intravede, però, una luce alla fine del tunnel per il Pd: e se Micciché abbandonasse la giunta?
“Bè, lei mi sta offrendo uno scenario in cui qualsiasi opzione scelgo, ho già vinto. Come ben sa, invece, non mi piace fare fantapolitica. Gli scenari futuri non sono prevedibili. Resta il nodo che pone il Pd: Lombardo ha il dovere di avanzare una proposta. E poi la questione del Pdl posta in questi termini resta una pantomima con cui si nasconde la verità”.
Cioè?
“Cioè che la lite dentro il Pdl si è creata a partire da una spartizione di potere, nella fattispecie legata alla riforma della sanità. Su un’idea, cioè, che una parte del Pdl aveva della gestione della sanità pubblica e che lo ha portato a non votare la riforma di Lombardo. Un’altra parte, invece, ha sostenuto il governo sulla sanità, come sulla gestione dell’acqua pubblica, sui rifiuti, sulle società partecipate e su tanto altro. Quello che sta avvenendo dentro il Pdl è uno scontro politico su un sistema di potere”.
Tonando a Micciché, che succederà adesso?
“Dal Pdl lealista è stato detto che se Micciché dovesse tornare dei loro, aggiungeranno un posto a tavola. Io non lo so se Micciché farà parte di quella tavola, so però che appena verranno servite le pietanze a tavola, litigheranno di nuovo”.