Que viva Palestina. Rosario Crocetta ha in mente una sua personalissima road map per inserire la Sicilia tra i key player dell’interminabile braccio di ferro che insanguina la striscia di Gaza, territorio segnato dal conflitto tra mondo arabo e Israele. Forte della sua vocazione arabista, il governatore siciliano da tempo ha avviato una serie di relazioni con i paesi del Maghreb, dalla Tunisia alla Libia, oltre ad avere avviato dialoghi con il Qatar ed altri paesi influenti di quell’area così strategica per il futuro del Mediterraneo. Così, a metà maggio, la rivoluzione di Saro Crocetta è passata anche dal sostegno a Mohammed Hannoun, presidente dell’associazione palestinesi in Italia e già rappresentante della Abspp, fondazione onlus per la carità alle vittime di Gaza. L’incontro è passato sotto silenzio, ma quel che sembra certo – a leggere i resoconti – è l’abbraccio promesso alla causa palestinese.
Hannoun, dopo l’incontro con Crocetta, ha parlato dell’avvio di una partnership con la Sicilia. Ma in cosa consiste? Il presidente siciliano, spiega la nota dell’Associazione palestinesi in Italia, “ha colto l’occasione per ribadire il proprio sostegno alla causa palestinese nonché la propria volontà di contribuire a che venga trovata una soluzione alla contesa arabo-israeliana e ha manifestato la speranza che venga intrapresa un’azione congiunta che ponga fine al dramma dei profughi in mare”. Sul piano concreto, poi, la delegazione palestinese in visita alla presidenza della Regione ha discusso anche di cooperazione sanitaria. La regione, continua il report, “si è impegnata a fornire supporto sanitario a Gaza, garantendo particolare attenzione alle esigenze più particolari”. Hannoun ha lasciato la Sicilia con la promessa di altri incontri per mettere a punto quello che sarà un vero e proprio piano d’aiuti siculo alla causa palestinese.
Raccontato così, è semplicemente l’ennesimo tassello della vocazione siciliana a divenire terra di dialogo e confronto interculturale e religioso. Ma gettarsi a capofitto nel mezzo di una contesa storica e sanguinaria, come quella che vede contrapposti arabi e israeliani sulla Striscia di Gaza, è mestiere pericoloso. Soprattutto se non si ha piena contezza degli interlocutori con cui si discuta. E con tutto il rispetto per le parti in causa, sembra che sia andata proprio così.
Mohammed Hannoun non ha mai nascosto le sue simpatie per Hamas, organizzazione palestinese, di carattere politico, paramilitare, definita “terrorista” dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti. L’organizzazione è nata come braccio operativo dei Fratelli Musulmani per combattere Israele. Obiettivo finale di Hamas è la cancellazione di Israele e la sua sostituzione con uno stato islamico palestinese. Nello Statuto di Hamas si legge anche che “non esiste soluzione alla questione palestinese se non nel jihad”. Hannoun, oltretutto, è stato indagato dal 2001 al 2006 dalla magistratura italiana con l’accusa di terrorismo. La sua posizione verrà archiviata in toto, nonostante la mole di documentazione che i servizi segreti israeliani invieranno alla Procura di Genova, città dove l’architetto palestinese ha creato la fondazione Abspp. L’inchiesta, denominata “Collette del terrore”, metteva in relazione l’operato di onlus per la raccolta di fondi tramite “zakat” in Italia, Gran Bretagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Francia, Germania ed Austria.
Secondo gli investigatori israeliani, quegli aiuti umanitari coprivano altre finalità. Hannoun respingerà ogni addebito, ma in un’intervista rilasciata nel 2006 a Francesco Battistini del Corriere della Sera, spiegherà il suo personalissimo punto di vista su come e perché si debbano raccogliere fondi per la pace in Palestina. Battistini chiede se la sua organizzazione abbia inviato denaro anche a parenti dei kamikaze. La risposta di Hannoun è questa: “Noi aiutiamo chi ha bisogno. Moltissimi bambini. Anche figli di collaborazionisti degli israeliani, rimasti orfani. Che cos’ è un orfano, dopotutto? Un bimbo senza genitori. E si chiede a un orfano chi era suo padre? I figli dei mafiosi devono vivere per forza in una strada, abbandonati a se stessi, per diventare come i loro padri? O è meglio che ricevano un’ educazione, che siano assistiti?”. E aggiungerà di comprendere il sacrificio dei martiri in nome di Allah: “Se voi rimaneste senza famiglia e senza casa, perché ve l’hanno distrutta; se i vostri figli fossero morti e voi non aveste più niente; se foste voi stessi vittime di violenze, disperati, che fareste? Non vi fareste saltare in aria anche voi?”.
Così, la road map tracciata dal presidente siciliano rischia di trasformarsi in un boomerang sul piano delle relazioni internazionali. La stretta di mano tra Hannoun e Crocetta sarà pure il simbolo del sostegno alla causa palestinese, ma la buona volontà del presidente siciliano è un colpo al cuore all’orgoglio degli israeliani e della comunità occidentale dell’intelligence.