PALERMO – Il 2024 si era chiuso con il caso della donna morta all’ospedale Ingrassia di Palermo dopo giorni di ricovero su una barella. Il 2025 si presenta con la storia del decesso di un paziente a Villa Sofia, sempre a Palermo.
Gli ospedali sono un luogo di cura ed inevitabilmente di sofferenza e morte. Saranno le inchieste a stabilire se nei casi di Maria Ruggia e Giuseppe Barbaro ci siano negligenze o colpe dei sanitari.
Emergono, però, dei fatti incontrovertibili che, al di là di una eventuale rilevanza penale, mostrano i limiti di una sanità che, in più di un caso, arranca, incapace di rispondere per come dovrebbe alla domanda dei cittadini. Altra faccia di un settore che vive settimane calde, tra nuova rete ospedaliera e timori per il nuovo tariffario dei rimborsi ai privati.
La donna morta all’ospedale Ingrassia è rimasta su una barella per otto giorni. Nessuno può pensare che sia stata una scelta dei medici. Evidentemente non c’erano posti disponibili in reparto. Anche l’uomo deceduto a Villa Sofia ha atteso tre giorni al pronto soccorso per la stessa ragione.
La visita di Schifani
Il presidente della Regione Renato Schifani ha fatto una visita a sorpresa nei giorni scorsi nel reparto di Ortopedia. E vi ha trovato 14 pazienti in attesa di essere operati, tredici dei quali entrati in sala operatoria nei successivi due giorni.
La visita del governatore ha sbloccato la trafila? La situazione è molto più complicata. Non basterebbe un governatore globetrotter per risolverla. Il reparto di Ortopedia guidato dal primario Davide Bonomo ha chiuso il 2024 con più 800 interventi eseguiti è lui solo a operare). La pianta organica prevede la presenza di 11 ortopedici, ma i medici assunti sono soltanto due (Bonomo e uno specializzando). Il vuoto viene colmato per le guardie dai “gettonisti”.
La direzione generale ha siglato un accordo con una cooperativa esterna che mette a disposizione sette medici. Il lavoro nel privato è più redditizio che nel pubblico. Per un turno di notte un medico interno guadagna 100 euro. Lo stesso turno affidato alla cooperativa costa 1.200 euro.
Situazione analoga al Pronto soccorso. Lo stipendio base è di tremila euro per 150 ore mensili che significa 20 euro l’ora. Gli ortopedici ingaggiati a gettoni dall’azienda guadagnano cinque volte tanto senza entrare in sala operatoria.
Il concorso e le difficoltà
Nei mesi scorsi Villa Sofia ha bandito un concorso, superato da undici specializzandi. Alla fine tutti, tranne uno che arriverà da Trieste, hanno preferito defilarsi. Insomma, non hanno accettato di lavorare in pianta stabile nel reparto di Ortopedia. Meglio il più remunerativo incarico a gettone. Vale a Palermo come nel resto d’Italia.
Troppo lavoro, troppo stress in ospedale dicono i medici. Il precedente primario di Ortopedia, Massimiliano Mosca, dopo vent’anni di servizio nel pubblico aveva deciso di dimettersi da una sanità pubblica invivibile.
Ci sono pochi reparti di traumatologia e troppi pazienti che a volte vengono dirottati nelle cliniche private a spese dello Stato. Qui operano – è lecito, ma ciò non vuol dire che non abbia il sapore amaro del paradosso – gli stessi medici che lavorano nel pubblico.
E i posti letto che mancano? Sono pochi alla luce degli afflussi. A farne le spese è il cittadino, costretto a restare ricoverato in una lettiga o a interminabili attese in pronto soccorso. Un dato incontrovertibile, al di là delle eventuali colpe mediche la cui valutazione spetta alla magistratura che nel caso di ViIla Sofia ha aperto un’inchiesta.