PALERMO – L’analisi dell’Istat è impietosa per la Sicilia: con il suo -3,8 per cento, è la regione italiana che ha visto il maggior calo del Pil nel 2012. L’Isola, con una media di 16.826 euro pro capite, si piazza al terzultimo posto, davanti alle sole Campania e Calabria. Il calo del Pil, che a livello nazionale ha marcato una flessione del 2,5 per cento rispetto all’anno precedente, trae origine dal crollo nei settori delle costruzioni (-9,4%) e dei servizi (-2,2%), storicamente traino dell’economia isolana. Alla contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata, nel 2012, una dinamica molto negativa dei consumi finali in volume delle famiglie, diminuiti di quasi quattro punti percentuali – in linea con il dato nazionale – ed i risultati negativi sul fronte dell’occupazione, anche questo campo in cui la Sicilia fa segnare la performance peggiore d’Italia, con un -3,2 per cento su base annua.
“La situazione economica siciliana è in continuo peggioramento – commenta Paola Costantini, responsabile delle attività di manutenzione e aggiornamento della banca dati regionale dell’Istat – a causa di una crisi che da anni affligge il Mezzogiorno in maniera più pesante che il resto del Paese. Le condizioni socio-economiche di aziende e famiglie, tra continuo ricorso alla cassa integrazione ed una tassazione in costante crescita, ha avviluppato la crisi su se stessa, cosa che rende i numeri sempre peggiori di anno in anno”.
Il report dell’Istat analizza anche la situazione di Pil, occupazione e consumi nel triennio 2009-2012, evidenziando la presenza di un costante calo per tutte e tre le voci in capitolo: in Sicilia, infatti, dal 2009 si è perso il 5,3 per cento del Pil (meglio solamente del Molise), il 6 per cento degli occupati (peggio ha fatto soltanto la Basilicata) ed il 4,4 per cento dei consumi delle famiglie (quasi due punti peggio della media nazionale).
“Il rapporto dell’Istat è il quadro di una situazione che noi segnaliamo da tempo”, dice Lillo Vizzini, presidente di Federconsumatori Sicilia. “Stupiva come l’Istat avesse parlato di ripresa della fiducia dei consumatori in un momento in cui i consumi continuano a calare. Stiamo preparando un approfondimento su come i siciliani spenderanno le tredicesime e le previsioni sono pessime, perché siamo intorno al -11% per i consumi natalizi rispetto all’anno scorso. Riteniamo – prosegue Vizzini – che se il governo avesse voluto incentivare il mercato avrebbe dovuto defiscalizzare le tredicesime, come richiesto da più parti sociali, mentre invece l’unica misura è andata in direzione contraria, con l’aumento dell’Iva dal 21 al 22 per cento”.
Anche i sindacati denunciano una situazione insostenibile. “Il vortice della crisi è in continuo peggioramento”, spiega Claudio Barone, segretario regionale della Uil. Abbiamo tassi bancari mediamente più alti del resto d’Italia, disoccupazione giovanile reale ben al di sopra delle statistiche ufficiali, un tessuto produttivo debole e si è vissuto molto di assistenzialismo. Nella fascia giovanile la disoccupazione ha raggiunto il 50 per cento ed a questo si aggiungono i cosiddetti scoraggiati, un siciliano su tre che è completamente uscito dal mercato del lavoro. Il resto ha lavori più o meno precari. Inoltre, la metà dei laureati nella facoltà scientifiche emigra”. Barone prova a tracciare una soluzione al costante tracollo dell’economia isolana. “Occorre utilizzare le risorse europee per interventi più utili e maggiormente concentrati; per questo – prosegue il segretario – chiediamo alla Regione di riprogrammare i fondi comunitari in questa direzione, di rendere il terreno favorevole agli investimenti e di intervenire sul sistema bancario, dato che in Sicilia il costo del denaro è mediamente più alto del 2% rispetto alla media nazionale, perché il sistema produttivo della nostra regione viene considerato a rischio”.