Nessuno dimenticherà mai queste nozze che coincidono con il momento dell’addio. Si può iniziare da un profumo di chiesa – l’incenso dei funerali che poi resta nell’aria, come rappreso, tra navate e sacrestia – per celebrare l’amore spezzato di Marta Danisi e Alberto Fanfani, lei infermiera e siciliana di Sant’Agata di Militello, lui medico e fiorentino. Si erano conosciuti in un ospedale, all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana prima che lei si trasferisse ad Alessandria. Si sarebbero sposati al rifiorire della primavera. Sono stati inghiottiti dal ponte crollato a Genova, mentre viaggiavano sull’orlo di una gioia pazzesca, con i quaderni del futuro in bianco, tutti da scrivere. Oggi le esequie che hanno il sapore di un dolente ritorno sui luoghi della serenità.
“Ho preparato io Marta e Alberto al corso prematrimoniale e ho imparato da loro la capacità di donarsi agli altri che è stata la cifra di tutta la loro purtroppo giovane esistenza. Si sarebbero sposati qui tra meno di un anno e oggi: Marta e Alberto, questo è il vostro matrimonio”. Nel corso della sua omelia, non avrebbe saputo scegliere parole più adatte e più struggenti don Roberto Jankovic, il sacerdote che ha officiato.
La chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, dei padri lanteriani di Pisa – così si legge tra cronache e agenzie – era la parrocchia elettiva della coppia. La giovane infermiera cantava nel coro parrocchiale. E sono stati proprio gli amici del coro a ricordarla con un messaggio: “Canteremo sempre parole di gioia e di amore in questa chiesa e lo faremo per voi”.
Stavano andando in vacanza, i due ragazzi innamorati, quando il ponte Morandi è crollato. Marta e Alberto, come gli ignari compagni di catastrofe, sacrificati da una roulette russa di istanti, di ritardi o di anticipi, di cose scordate a casa, di portabagagli da chiudere, di rubinetti lasciati aperti: è stato il tempo, fragile e mutevole, a condannare alcuni e a salvarne altri. La storia atroce che si racconta, con le sue facce, le sue vittime e i suoi lutti, poteva essere una storia tragicamente diversa, con altre facce, altre vittime, altri lutti.
Qualcuno ha scritto nel sacrario di facebook: “Addio Marta, riposa in pace, ricorderò sempre i giorni del Grest trascorsi insieme, tu che avevi sempre quel dolce e accomodante sorriso, qualche tenera parola per i più piccolini… eri matura e responsabile già allora perché avevi dovuto imparare a crescere in fretta a causa della morte prematura di tuo padre…”.
Ed è lì, tra memoria e ricerca di conforto, che si aprono i quaderni bianchi che non saranno più scritti, consegnati a un altrove che ancora non leggiamo, se non nel dorso confuso di una speranza comune. La casa insieme, i figli, i sorrisi, il cumulo delle esperienze che consideriamo normali e che, invece, rappresentano un miracolo. Quaderni, fogli, l’odore di una pazzesca felicità mischiato all’incenso. Così, due ragazzi hanno celebrato per sempre il loro amore, nell’ora dell’addio.