Discesa agli inferi di Palermo| "Mio figlio è una testa calda" - Live Sicilia

Discesa agli inferi di Palermo| “Mio figlio è una testa calda”

Il luogo della rissa sfociata in omicidio a Cruillas

I verbali dei protagonisti della folle notte a Cruillas. La "taliata" di troppo e poi l'omicidio.

PALERMO – Quaranta minuti dopo le ventidue del 25 giugno scorso. Palermo, via Trabucco, rione Cruillas. Un uomo corre a piedi verso l’ospedale Cervello. È nudo, ferito e sporco di sangue. Per i carabinieri che ricevono la segnalazione dalla sala operativa inizia la discesa negli inferi di una città malata. Una città dove si può morire per una taliata di troppo. Dove qualcuno si alza dal letto, scende in strada e muore ammazzato a coltellate. Vomiterà sangue tra le braccia del fratello che non può salvarlo. Una città dove due famiglie si affrontano a colpi di martello e bastoni.

Ritorniamo all’uomo che corre nudo verso l’ospedale. Lungo il tragitto i carabinieri si accorgono che ci sono delle persone a terra in piazza Lampada della Fraternità. Servono rinforzi. Altro che fraternità. Roberto Frisco è in un lago di sangue. Non ce la farà a sopravvivere. Morirà alle 23:45. Accanto a lui, il padre Giuseppe, pure lui ferito. In piedi, con la mano destra sanguinate, l’altro figlio, Francesco, che urla e chiede l’intervento di un’ambulanza.

Nel frattempo al Pronto soccorso dell’ospedale Cervello arrivano due scooter. In sella ci sono tre persone: Salvatore, Nunzio e Giuseppe Lo Piccolo. Salvatore ha una ferita alla testa e dei tagli sulla schiena. Quello che sta peggio è Nunzio: ha un squarcio sull’inguine. Nel frattempo Giuseppe Frisco giunge in ospedale a bordo di un’ambulanza. Addosso gli trovano un coltello a serramanico.

Cosa è accaduto? Il primo a dire qualcosa è un parente dei Frisco: la rissa è la conseguenza delle botte rimediate da un tale Giovanni, impiegato di una pizzeria, da parte di Francesco Frisco. Giovanni voleva vendicarsi e si è fatto accompagnare da Nunzio Lo Piccolo sotto casa di Francesco Frisco. Solo che Francesco è riuscito a picchiare entrambi, mettendoli in fuga. A quel punto Nunzio è tornato sul posto in compagnia del fratello Salvatore e del padre Giuseppe. Anche Francesco Frisco non era più solo. A dargli man forte il fratello Roberto e il padre Giuseppe. Se le sono date di santa ragione, utilizzando un grosso martello da carpentiere e un altro coltello di trenta centimetri.

Sul terreno della battaglia resta il sangue dei protagonisti, un orologio distrutto e un paio di ciabatte segno della sconvolta tranquillità di una serata della periferia palermitana. Davanti al giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa si presentano quattro dei cinque fermati per la convalida degli arresti. Francesco Frisco ammette di avere partecipato alla rissa. Il suo racconto, però, è confuso e interrotto da alcuni malori. In un dialetto quasi incomprensibile spiega che tutto è iniziato per una “taliata”, uno sguardo non gradito da parte di un tale di nome Giovanni. Ne era venuto fuori uno scontro fisico che, però, pareva sopito. Ed invece, a suo dire, Nunzio Lo Piccolo e Giovanni si sarebbero fatti vivi a casa sua e lui, armato di bastone, li ha messi in fuga. Quindi sarebbe scattata la “spedizione punitiva” della famiglia Lo Piccolo.

Salvatore Lo Piccolo spiega al giudice e ai pubblici ministeri Giuseppina Motisi e Francesco Del Bene che è stata la madre a chiedergli di intervenire perché “stavano ammazzando mio fratello”. Poi, la rissa a colpi di coltello e bastone. Pure lui ha rimediato delle ferite. Per sua stessa ammissione il fratello Nunzio è “una testa calda”. Quindi tocca al padre rispondere alle domande del giudice. Posizione strana la sua. All’interrogatorio Giuseppe Lo Piccolo si presenta sulla sedia a rotelle. È invalido al 100 per cento, tanto che gli hanno dato la possibilità di scontare agli arresti domiciliari una condanna per rapina.

E come ha fatto a raggiungere il luogo della rissa? Lo ha accompagnato uno dei figli, estraneo ai fatti, con lo scooter. “Giuseppe Lo Piccolo – annota il giudice – non aveva dubbi su chi avesse ucciso Roberto Frisco e ferito il fratello Giuseppe: il figlio Nunzio, una ‘testa calda’ che ‘ va molto facile alle mani’”. Impossibile sentire la versione di Nunzio. È ricoverato all’ospedale Civico. Ha una bruttissima ferita. Il giudice lo raggiunge nella sala d’attesa. Deve eseguire e una Tac. Nunzio si avvale della facoltà di non rispondere. È cosciente, ma molto sofferente. Il giudice gli ricorda ad alta voce i suoi diritti mentre è disteso su un lettino di ospedale. Ennesimo tassello di una folle giornata.


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