Palermo – Restano pochi giorni per poter ammirare a Palazzo S.Elia la mostra intitolata ”Da Schmiedt a Schmiedt tra intimismo ed impegno”, a cura di Anna Maria Ruta e Giocchino Barbera. L’esposizione, infatti, rimarra aperta fino al 3 Novembre.
Pittore ”celebrale”, Daniele Schmiedt è stato definito dal critico Carlo Battaglia come ”una delle figure le più rappresentative della pittura messinese del primo cinquantennio del Novecento” che ha trovato nel paesaggio urbano il motivo principale della sua opera, attraverso un percorso frastagliato e curioso.
Iniziato ai toni veristici e a un realismo sociale nato tra le case periferiche della città messinese ed il lavoro operaio, dopo una fase più pacata del periodo lombardo per la quale è stato considerato un ”Sironi siciliano”, Schmiedt da transiti metafisici è approdato alla pittura degli anni ’40.
Definito dalla critica come ”concettuoso”, ”quasi filosofo”, l’artista è stato continuamente percorso da una inquietudine di ricerca che lo ha portato a leggere i codici pittorici più diversi, passati al setaccio e personalizzati: da Lojacono a Cézanne, da Casorati a Bonnard e Matisse. Il suo ambito artistico tuttavia rimase limitato alla città dello Stretto ed ancora oggi questo ”grande sconosciuto” non ha trovato nel panorama europeo quell’attenzione che meritava.
In questa retrospettiva a lui dedicata si ricongiunge idealmente la sua arte a quella del suo omonimo nipote, scultore visionario di piccoli animali dalle fattezze singolari ottenuti con materiali di recupero come vecchi strumenti agricoli. Un filo inscindibile di amore familiare e di arte che lega il nonno al nipote, il pittore allo scultore.