Tra i 72 mila euro di Vincenzo Fazio, Francesco Faraci, Giuseppe Lapis, e i 14 euro di Giuseppe La Mantia c’è un mondo. Il mondo del “sottogoverno”, fotografato dal periodico resoconto della Gazzetta ufficiale, e fatto di una costellazione di comitati, commissioni, cabine varie con vista su Palazzo d’Orleans. Già, tutti soldi pubblici, distribuiti a entità spesso vaghe, dall’utilità incerta, ma dai costi “di gestione” a volte molto elevati.
È il caso dei 72 mila euro lordi (e al lordo sono riportate tutte le cifre che seguiranno) di Fazio, Faraci e Lapis, appunto, componenti della cabina di regia istituita per spendere meglio i fondi europei. E l’ironia è evidente. I dati sulla spesa di quei fondi in Sicilia sono deprimenti, ma in un anno, tra i quattro componenti (c’è anche l’ex dirigente generale Bob Leonardi, ma per lui indennità più “magra”: 42.750 euro l’anno) e il presidente Salvatore Aurelio Bruno (che, paradossalmente, guadagna meno dei “tre”: quasi 66 mila euro l’anno), la cabina è costata qualcosa come 290 mila euro.
“Norme transitorie relative al passaggio degli uffici e del personale dello Stato alla Regione, nonché le norme per l’attuazione del presente Statuto”. Di questo si occupa l’articolo 43 dello Statuto della regione siciliana. E per rendere “pratica” l’enunciazione di quell’articolo, la Regione fa affidamento a una commissione nella quale i due componenti Salvatore Sammartino e Giuseppe Verde incassano oltre 60 mila euro l’anno.
Un po’ di bassa, 50 mila euro l’anno è l’indennità di Fulvio Bellomo, presidente del Fondo pensioni. Tra i componenti del Fondo, ecco anche burocrati che ricoprono, o hanno ricoperto in passato ruoli apicali come Maria Antonietta Bullara che insieme a Tommaso Liotta e Sergio Vizzini riceve un gettone da 25 mila euro l’anno. Elena Pizzo, invece, presidente del Cda di “Beni culturali spa gestione e servizi”, società nella quale dovranno transitare Multiservizi e Biosphera, si assicura un gettone di oltre 31 mila euro (che si aggiunge all’indennità di dipendente regionale). Nello stesso cda, Salvatore Sammartano; per lui, ecco 22.600 euro l’anno, mentre un’indennità di circa 23 mila euro spetta ai componenti del “comitato di controllo analogo” di Beni culturali, Giovanni Immordino, Gabriele Fanara e Giuseppe De Francisci.
Il comitato regionale per le comunicazioni, “Corecom”, invece, tra presidente e componenti, costa qualcosa come 160 mila euro l’anno. Il presidente è Ciro Di Vuolo, per lui un’indennità di 34.4330 euro. Stesso “gettone” (22.373 euro) per cinque componenti: Alfredo Maria Cavallaro, Simone Di Stefano, Girolama Modica, Alessandra Palma e Gaetano Amore. Un po’ di meno, 15.144 euro l’anno all’altro componente del Comitato, Giuseppe Scozzari.
Altra commissione, quella per l’emersione del lavoro non regolare. Il presidente, Emanuele Calafiore, incassa 24.789 euro l’anno, il suo vice quasi 19 mila. C’è un ex cuffariano di ferro, invece, a guidare la commissione regionale per il lavoro, l’occupazione e le politiche giovanili: Totò Cianciolo guadagna 16.526 euro l’anno per questo incarico.
Ma, come detto, al di là delle indennità più corpose, si trovano spiccioli di stipendi, disseminati in enti, comitati e commissioni dalle funzioni più disparate. Così, scorrendo le pagine della Gazzetta, ci si imbatte in un “Comitato sulla valutazione delle borse formative” (presidente Alberto Marcello Tumbiolo, 2.700 euro l’anno di indennità), nel “Comitato faunistico venatorio” (e in questo caso le indennità annue vanno dai 50 ai 100 euro), e persino nella “commissione di degustazione dei vini”, che fa capo alla Camera di Commercio di Ragusa. Fino ad arrivare ai 14 euro l’anno di Giuseppe La Mantia, componente di una “Commissione esami esercizio venatorio”. Ma in questo caso, parlare di sottogoverno ci pare davvero troppo.