Già, l’Irsap, e chi ci pensava più? In settimana Claudio Fava ha chiesto al governo regionale di dire una parola su Maria Grazia Brandara, già alter ego dell’ex assessore di Crocetta Mariella Lo Bello, già commissaria dell’Irsap, già, e anzi, ancora, al vertice di Ias, società siracusana che si occupa di depurazione e di cui l’Irsap è socio di maggioranza. Brandara, attualmente sindaco di Naro (Agrigento), è indagata nell’inchiesta nissena che ruota attorno ad Antonello Montante e recentemente è stata rinviata a giudizio per un’altra vicenda (l’accusa è di inquinamento ambientale).
Secondo Fava non dovrebbe restare al suo posto. La Regione, ha detto il deputato e presidente dell’Antimafia, se non può esautorarla può almeno esercitare un’azione di moral suasion attraverso l’Irsap per farle fare un passo indietro. Fava a sostegno della sua richiesta ha richiamato dei passi della sentenza di condanna di Montante in cui si fa riferimento alle manovre per influenzare l’Ias. Al di là del merito della richiesta di impallinare la politica agrigentina perché indagata, l’interpellanza di Fava fa riaffiorare nel dibattito pubblico l’Irsap, il dimenticato istituto regionale che ha preso il posto dei vecchi consorzi Asi. Un pezzo quanto mai strategico per le politiche regionali sullo sviluppo e le attività produttive. Tanto strategico da essere rimasto sostanzialmente acefalo dai tempi della Brandara.
L’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive nacque ai tempi dei governi di Lombardo. La riforma portò la firma dell’allora assessore Marco Venturi, esponente confindustriale nisseno ai tempi molto vicino a Montante di cui poi divenne il principale accusatore. La riforma mise ordine nel ginepraio dei consorzi Asi che gestivano le zone industriali ma sin da subito l’Irsap divenne terreno di scontro politico. E il suo destino fu strettamente legato alle vicende dell’assessorato regionale alle Attività produttive, per anni guidato da esponenti confindustriali (Venturi e Vancheri) o in qualche misura vicini ai vertici di Confindustria (Mariella Lo Bello) come in seguito si apprese. Prima ci furono gli scontri tra Lombardo e Venturi (e arrivò la nomina di Luciana Giammanco, che rimase per poco), poi la stagione di Crocetta con la nomina a commissario di Alfonso Cicero, un ritorno, contestata dagli avversari politici, con una lunga bagarre anche all’Ars che sfociò in una mozione di censura all’allora assessore regionale Linda Vancheri. Infine, dopo la rottura tra Cicero e Crocetta e Confindustria, che portò alle denunce dell’ex commissario, centrali con quelle di Venturi nella vicenda giudiziaria di Montante (in quelle carte di Irsap si parla), cominciò l’era di Maria Grazia Brandara, prima come commissario ad acta e poi come commissario straordinario. Fino alle sue dimissioni quando fu nominata commissario a Licata..
Arrivava la stagione del governo Musumeci. Che per l’Irsap un nome lo scelse. Ma non fu una scelta felicissima, visto che finì in un cul de sac. La giunta individuò Giovanni Occhipinti, nome pescato nel Ragusano, politicamente vicino a Diventerà Bellissima. Ma subito, l’ex sindaco di Ragusa e parlamentare d’opposizione Nello Dipasquale (Pd) contestò la scelta. Sostenendo che mancassero i requisiti richiesti nel curriculum del designato. Eravamo nel settembre del 2018 e la situazione si incartò subito. Dipasquale scrisse agli esponenti del governo, all’antimafia e a una serie di procure mettendo in guardia sui rischi che si correvano sotto un profilo giuridico nell’avallare la nomina sulla base di quanto dichiarato nel curriculum da Occhipinti. Nelle more della definizione delle procedure di nomina, il governo nominò un commissario che momentaneamente si occupasse dell’ente fino all’insediamento di Occhipinti. Si scelse Giovanni Perino, funzionario regionale, che già a giungo era arrivato all’Istituto come commissario ad acta. Lo si prorogò per tre mesi. Era l’ottobre del 2018 e si trattava appunto di una nomina provvisoria. Perino ancora lì sta. Quindici mesi dopo è sempre commissario ad acta “per il compimento degli atti indifferibili e di urgenza”, si legge nel decreto di nomina pubblicato sul sito dell’Irsap, datato 10 ottobre 2018. Di altri provvedimenti sul web non c’è traccia: “Le Funzioni (chissà perché in maiuscolo, ndr) di Commissario sono attualmente svolte dal Commissario ad Acta Dr. Giovanni Perino”, si legge nella scarna pagina del sito internet dell’Irsap alla voce “commissario straordinario”. Nessuno, a parte Dipasquale che sollevò la questione, pare ricordarsene più.
E dire, che nel frattempo, dalle parti dell’Irsap sono passate pratiche tutt’altro che ordinarie, non ultima la vicenda della privatizzazione di Sac, la società che gestisce lo scalo di Fontanarossa, di cui Irsap è uno dei soci. Non solo. Poco più di un mese fa, il commissario Perino incontrando il vicepresidente degli industriali siciliani Alessandro Albanese, concordò con lui sull’opportunità di creare un tavolo permanente a riforma dell’Istituto. Le criticità emerse in quell’incontro furono diverse, a partire dagli ex consorzi Asi tuttora in liquidazione a distanza di sette anni dall’avvio delle procedure. Chissà se prima di apparecchiare il famoso tavolo, l’Istituto sarà dotato di una governance non più provvisoria.
L’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano sottolinea il buon lavoro svolto dal commissario Perino e fa sapere che la Regione è al lavoro per insediare il nuovo cda dell’Irsap, ora composto da tre membri. E anche sulla vicenda Brandara-Ias Turano annuncia novità: “Approvati i bilanci si nomineranno i nuovi vertici della società”.