PALERMO – Entrano a far parte della Dda di Palermo cinque nuovi pm: Claudio Camilleri, Siro De Flammineis, Ennio Petrigni, Alessia Sinatra e Gaspare Spedale. La direzione distrettuale del capoluogo è composta da 23 magistrati. Camilleri e Sinatra, l’uno finora assegnato al gruppo criminalità diffusa, l’altra al cosiddetto pool fasce deboli, si occuperanno delle indagini sulla mafia di Agrigento.
De Flammineis, di recente passato alle inchieste sui reati finanziari, e Petrigni, che era alla criminalità diffusa, sono stati assegnati al gruppo che coordina le inchieste sulla zona est di Palermo. Mentre Spedale si occuperà delle indagini sulle cosche dei quartieri occidentali del capoluogo. Le nuove nomine sono relative a due diversi concorsi: al primo hanno partecipato sette pm, al secondo, bandito dopo il trasferimento in procura generale di Rita Fulantelli, otto magistrati. In Procura al momento, oltre al procuratore e ai sette aggiunti, sono in servizio 46 pm. A metà novembre arriveranno 10 nuovi magistrati e due lasceranno l’ufficio: oltre a Fulantelli sarà trasferito in procura generale anche Sergio Barbiera.
Sono Nino Di Matteo, Maria Teresa Maligno e Maurizio Bonaccorso i pm che non hanno visto accolta la richiesta di entrare a far parte della dda di Palermo. A concorso c’erano 5 posti assegnati oggi a Claudio Camilleri, Gaspare Spedale, Ennio Petrigni, Alessia Sinatra e Siro De Flammineis. In particolare la domanda di Di Matteo, memoria storica dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, non è stata accolta perché il magistrato non aveva i requisiti stabiliti dalla circolare del Csm del marzo del 2008 che prevede che chi sia stato in dda per il termine massimo dei 10 anni possa tornare a far parte del pool antimafia solo trascorso un un periodo di “congelamento” di 5 anni. Periodo che, per il pm, non è ancora trascorso. Di Matteo continua a seguire il dibattimento sulla cosiddetta trattativa in corso in corte d’Assise, a Palermo, e le indagini antimafia “incamerate” prima della scadenza. Nei mesi scorsi il magistrato, vittima di pesanti minacce mafiose, aveva fatto domanda per la Direzione Nazionale Antimafia, ma il Csm gli ha preferito altri colleghi ritenuti più titolati. Contro la bocciatura Di Matteo ha fatto ricorso al Tar. (ANSA).