PALERMO – Si occuperà delle pulizie, ma anche della gestione del patrimonio immobiliare della Regione. Dell’alta formazione e dell’assistenza tecnica per i Fondi europei. Sta per nascere la società-macedonia. Sarà questa l’ultima versione della “Servizi ausiliari Sicilia”. Un carrozzone da oltre duemila dipendenti, nato dalla fusione di tre differenti società (Beni cultutali spa, Multiservizi e Biosphera), che presto si appesantirà con altri 140 dipendenti circa. Sono quelli delle società destinate alla chiusura. Questi dipendenti, almeno queste sono le intenzioni dell’Ars e del governo, confluiranno dapprima in un albo, quindi in Sas insieme alle loro mansioni. A comporre il collage dell’azienda a capo della quale Crocetta, pochi giorni fa, ha messo il proprio avvocato personale Vincenzo Lo Re.
Lo Re era già stato scelto come presidente della Società patrimonio immobiliare. Ma proprio quell’azienda è destinata allo scioglimento. Anzi, l’ultima Finanziaria dispone già il passaggio delle competenze sulla gestione del patrimonio immobiliare proprio alla Sas. La Spi negli anni era stata al centro di numerose polemiche, legate sia alla vendita (per qualcuno alla “svendita”) dei beni della Regione, avvenuta nel 2007, sia al mega-censimento di quei beni che doveva costare 13 milioni, e che nel corso degli anni, fino al 2008, è “lievitato”, di fattura in fattura, a 80 milioni. Un caso al centro di un contenzioso tra Regione e socio privato, rappresentato dall’immobiliarista Ezio Bigotti.
Sono 18 i dipendenti di Spi che transiteranno in Sas. Insieme a loro, ecco anche quelli di Ciem, Italia Lavoro e Cerisdi: 70 lavoratori in tutto. Nei primi due casi si tratta di società già in liquidazione. Il Ciem aveva il compito di occuparsi della gestione di eventi e fiere. La società, nata nel 1999 è in liquidazione dall’agosto del 2009. Fino a pochi mesi fa, lo stipendio del direttore generale Antonino Giuffrè sfiorava i 195 mila euro lordi (leggi la replica di Giuffrè). Lavoro Sicilia invece è nata nel 2001 e ci ha messo pochi anni per finire il liquidazione.
Altra storia è invece quella del Cerisdi, liquidato più recentemente. A dire il vero, le intenzioni di Crocetta sembravano chiare fin dall’inizio, quando, cioè, indicò il Cerisdi come un carrozzone mangiasoldi, utile solo all’organizzazione di banchetti di nozze. Poi, ci ripensò, mettendo a capo dell’ente un giornalista di fiducia come Salvatore Parlagreco. Ma anche questa esperienza finirà male. I 28 dipendenti, lasciati a lungo in un vero e proprio limbo, potranno transitare anche loro dall’albo, fino alla Sas. Anche se nel caso del Cerisdi non sono mancati i dubbi. In commissione bilancio, ad esempio, ci si è interrogati sulla “natura” dell’ente: è o non è una società partecipata? Sulle scrivanie dei commissari è arrivato persino un documento che attestava la sottoscrizione da un notaio da parte dell’ex presidente della Regione Rino Nicolosi. Quanto bastava, insomma, per definire il Cerisdi una partecipata. E come tale, coinvolta in queste procedure. Ma su questo punto e su tutto il resto, la Commissione bilancio ha deciso di chiedere una verifica prima all’Ufficio legislativo e legale della Regione, poi anche alla Ragioneria generale.
Se non ci saranno ostacoli, quindi, anche questi dipendenti passeranno in Sas. E fanno oltre settanta. Ai quali, verosimilmente, se ne aggiungeranno altrettanti. Sono quelli della società Sviluppo Italia Sicilia. Anche questa azienda è finita in mezzo alla bufera di scelte che sono apparse in qualche caso schizofreniche. Prima la decisione di chiuderla, poi quella di salvarla attraverso la rassicurazione di nuove commesse regionali poi smentita dai fatti, quindi la resa definitiva e la scelta di liquidare l’azienda. E così, anche questi dipendenti potrebbero seguire il percorso degli altri: l’albo e poi la Sas. E anche in questo caso, insieme ai lavoratori ecco il trasferimento delle competenze, legate alle attività di assistenza tecnica. Le stesse che non sono state concesse a Sviluppo Italia e che dovranno essere espletate dalla nuova società. Un’azienda che denuncerebbe perdite costanti e molto pesanti. Questo, almeno, sembra essere il contenuto di una relazione dell’Ufficio liquidazioni, giunta proprio in commissione bilancio.
“Di sicuro – spiega il presidente della Commissione Vincenzo Vinciullo – con questo disegno di legge otterremo subito un risultato: quello di cancellare le poltrone di presidenti, revisori, amministratori e liquidatori. Oltre al fatto di tutelare queste professionalità, trasferendoli in una delle poche società davvero sane della Regione”. Una società che farà di tutto. Dalle pulizie alle complicatissime attività di assistenza tecnica. Un’azienda enorme, da 2.200 dipendenti. Che Crocetta, nonostante i buoni risultati del vecchio amministratore, ha messo nelle mani di un fedelissimo.