CATANIA. Non è più una questione di corsa contro il tempo. Non è nemmeno più l’odiosissimo cliché del trovare a tutti i costi un nome sul quale puntare microfoni e aspettative. E non è più neanche il richiamare in causa l’ormai andato numero di matricola che tanto esaltava indirettamente l’apparenza ad una maglia.
Oggi è il momento del capire cosa rappresenti il Calcio Catania per il territorio prima ancora che per la città.
Da anni lo diciamo e scriviamo in tutte le salse: il pallone a strisce rossoazzurro dalle nostre parti non è solo una sfera di cuoio che rotola sul prato del Massimino. In ballo c’è sempre stato un aspetto sociale e d’immagine che ha portato a identificare tante nuove generazioni nello spirito del sacrificio e della condivisione. Non è facile retorica. E neppure banalità del pensiero. Lo dice la storia di tanti ragazzi e di tante iniziative che hanno portato a migliorare il contesto nel quale si vive.
Anche per questo era (ed è) importante il Calcio Catania.
Fosse stato solo football avremmo ammainato le nostre bandiere rossoazzurre e ce ne saremmo fatti una ragione, così com’è accaduto nel tempo in tante piazze d’Italia.
Oggi non resta che fare i conti con gli errori, le strumentalizzazioni e, ahinoi, le troppe pagliacciate subite negli ultimi anni.
C’è l’ambizione ma, anche e sopratutto la paura, di ripartire.
Poco può essere scritto e raccontato al momento, in primis perchè non esiste un Bando al quale potere partecipare. Un nodo, quest’ultimo, che il Consiglio Federale della Figc scioglierà all’incirca (salvo rinvii) il prossimo 18 maggio. Fino ad allora, però, ci sarebbe da comprendere chi o quali gruppi possano partecipare ad un tentativo di rilancio societario e sportivo che partirebbe, lo sappiamo, dalla Serie D.
Ne più, né meno oggi è il tempo di lavorare nel sottobosco di un settore economico-imprenditoriale che possa sostenere la (ri)nascita del nuovo sodalizio etneo.
L’iniziativa, nei giorni scorsi, del “comitato rossoazzurro” rilanciato dagli avvocati Enzo Ingrassia, Andrea Scuderi ed Enzo Trantino sa di una speranza che ha i volti di professionisti credibili.
“Oggi siamo in attesa che il Comune, secondo la prassi che fa seguito al dettato dell’art.52 delle Norme Federali, emani il bando competitivo propedeutico alla richiesta di attribuzione del titolo sportivo da parte della Federazione. Orbene siamo speranzosi che ci possa essere una larga partecipazione, o quantomeno che ci sia partecipazione. Come siamo fiduciosi che possa essere scelto dal Comune chi di poi presentandosi in Federazione possa al meglio rappresentare la città di Catania. Ecco noi siamo qui perchè a “colui che verrà” vogliamo dare una mano, e lo vogliamo fare in modo concreto facendoci carico della costituzione, secondo le norme del Codice Civile, di un Comitato promotore denominato “CATANIA rossazzurra”, comitato che abbia le seguenti finalità:
1) Diffusione dell’azionariato popolare per un coinvolgimento diretto dei tifosi;
2) Ingresso con quota di capitale minoritario con compiti di vigilanza e controllo per una sana e corretta conduzione del club che si attribuirà il titolo;
3) Impegno diretto e concreto per lo sviluppo del settore giovanile composto da giovani del territorio;
4) Diffusione della cultura sportiva basata su principi di lealtà e rispetto per gli avversari e per il gioco”.
Sembrerà poco ma non lo è. In quello che è stato un periodo funesto, già questa appare come una indicibile boccata d’ossigeno.