C’è qualcosa di morbosamente patologico che appesantisce la già angosciante condizione di una madre e di un padre che si sono visti portare via la figlia e da ventuno anni attendono un segnale. Denise Pipitone è scomparsa nel nulla l’1 settembre 2004.
Da allora si susseguono segnalazione e avvistamenti, alcuni talmente strampalati da manifestarsi da subito in tutta la loro inattendibilità. Nonostante ciò, e non potrebbe essere altrimenti, Piera Maggio e Pietro Pulizzi, i genitori di Denise, si impegnano a verificarle, una per una, con l’aiuto dell’avvocato che li assiste da sempre, Giacomo Frazzitta.
L’ultima segnalazione è di questi giorni. Una donna ligure sosteneva che Denise si trovasse in provincia di Messina. Una congettura che nasceva da un sogno, su cui si innestavano nomi e circostanze apprese negli anni dalle tante trasmissioni dedicate al caso.
Piera Maggio e l’avvocato Frazzitta non hanno ritenuto la segnalazione meritevole di essere girata alla Procura. “Ci manchi in ogni risata, in ogni canzone, in ogni angolo della nostra vita. Il tuo ricordo è un faro nella notte, e ancora ci manchi in ogni cosa che facciamo. Ogni giorno pensiamo a te, desiderando di poterti riabbracciare e colmare questa mancanza che ci opprime”, dicono Piera Maggio e Pietro Pulizzi.
“È difficile accettare che il male possa rimanere impunito, mentre le conseguenze ci perseguitano – aggiungono -. Stiamo pagando sulla nostra pelle gli insuccessi degli altri, un ergastolo del dolore a vita. Evviva la giustizia”.
Un ergastolo del dolore che non merita la deriva patologica di finte segnalazioni e farneticazioni. C’è purtroppo una certezza: la piccola stava giocando davanti casa, in via Domenico La Bruna, a Mazara del Vallo. L’ultima a vederla in strada quando aveva ancora 4 anni fu una zia.

