L’ex presidente di Confindustria Caltanissetta, Pietro Di Vincenzo, arrestato nel giugno del 2010, è stato scarcerato dal tribunale del Riesame nisseno e posto agli arresti domiciliari. E’ stato così accolta l’istanza della difesa, rappresentata da Gioacchino Genchi e Mirko La Martina. Di Vincenzo è stato condannato a dieci anni di carcere lo scorso novembre con l’accusa di estorsione ai danni dei suoi dipendenti. Sempre a Caltanissetta è ancora pendente un procedimento patrimoniale nei confronti di Di Vincenzo per 300 milioni di euro.
Dietro la decisione dei giudici nisseni ci sarebbe proprio il verdetto di primo grado dello scorso novembre. Di Vincenzo, infatti, è stato sì condannato, ma è stato assolto per altri capi di imputazione: per la presunta estorsione aggravata ai danni di Michele Dell’Utri, “perché i fatti non sussistono”; per la presunta estorsione aggravata a Lucio Quintino Cancemi, estinta per prescrizione; per la presunta apertura di libretti al portatore intestati ai suoi dipendenti, estinta per prescrizione; per la presunta “fittizia attribuzione a Rodolfo Sirugo e Fiorella Micali della titolarità della Novacostruzioni srl, perché il fatto non costituisce reato”; per la presunta ricettazione di un fonogramma del Gico della guardia di finanza “perché il fatto non sussiste”.
Il resto lo avrebbe fatto il tempo trascorso dall’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare (18 mesi) del 3 giugno 2010 e gli oltre 5 anni dai fatti commessi che hanno portato all’arresto di Di Vincenzo. Inoltre anche la conclusione dell’istruttoria dibattimentale al tribunale di Caltanissetta avrebbe eliminato la possibilità di influenzare i testimoni. Ma anche i “conclamati rapporti con appartenenti alle forze dell’ordine di genere tale da indurre costoro perfino a commettere gravissimi delitti nel suo interesse” sarebbero venuti meno dopo l’assoluzione relativa allo specifico capo d’imputazione.