Diario di un siciliano in Ucraina: la guerra vista da vicino - FOTO

Diario di un siciliano in Ucraina: la guerra vista da vicino – FOTO

Si dorme con le scarpe per la paura delle bombe

Antonio Giordano, cronista di Livesicilia, è stato in Ucraina nell’inverno del 2022-2023 e nella primavera del 2024. Ha visitato Kyiv, Dnipro, Odessa, Novhorod Severskij, Sumy e L’viv come membro delle spedizioni dell’associazione EUcraina, per portare aiuti umanitari alla popolazione colpita dai bombardamenti russi e creare legami con la società civile ucraina.

KYIV – La piazza è vuota ma caotica. L’ultimo passante è andato via da Maidan più di un’ora fa per il coprifuoco e ora a rimbombare è solo il suono delle sirene d’allarme aereo, che si accendono nel cuore della notte per avvertire che qualcosa sta arrivando su Kyiv.

Fuori il cielo primaverile è chiaro, strizzando gli occhi si può persino intuire qualche stella. In questo momento c’è chi cerca di indovinare se in mezzo a quel buio c’è uno dei nove missili che la Russia ha lanciato contro l’Ucraina. Le parole corrono sui telefoni, nelle chat che tutti gli ucraini usano ormai in questi casi.

In tempo reale si sa cosa è stato lanciato, da dove, che direzione hanno i missili. Sono chiaramente informazioni che qualcuno della contraerea rende pubbliche e che iniziano a girare. Nella notte di Kyiv il nervosismo cresce, perché i missili sembrano essere diretti proprio sulla capitale.

Ci si prepara, si sta a letti vestiti e con le scarpe già addosso, lo zaino pronto nel caso si dovesse scappare in un rifugio. Soprattutto si parla con gli amici in città: hai sentito? Cosa stai facendo? È il caso di scendere sottoterra? Poi dalla chat arriva la notizia che i missili sono passati sopra Kyiv per abbattersi in un campo di una città a sud-ovest, trecento chilometri più in là. Le app comunicano il cessato allarme. Piazza Maidan non ha sentito nulla.

Terza primavera

Per gli ucraini è la terza primavera di guerra. Alle porte di Kyiv non ci sono più i check point militari che invece accoglievano i viaggiatori all’inizio della guerra, e il paesaggio è stato ripulito dalle carcasse degli edifici tirati giù con l’artiglieria nella primavera del 2022, quando i russi arrivarono a un passo dalla capitale. Tempi di ricostruzione, in una guerra che ancora non è finita.

Sono i giorni in cui i russi attaccano Kharkiv, gli ucraini cercano di usare le armi occidentali per colpire obiettivi militari in territorio russo, la Nato si riunisce per blindare il sostegno all’Ucraina e i russi, per spiegare quanto sono interessati a un periodo di distensione, bombardano un ospedale pediatrico a Kyiv uccidendo decine di persone.

Sono, però, anche i giorni in cui le giornate si allungano e diventano più belle. Gli abitanti della capitale riempiono le strade e i parchi, si fanno foto, si abbracciano seduti sulle panchine e si fanno foto. Quando suona un allarme aereo, guardano il telefonino e continuano con le proprie vite. Si baciano. Quando si chiede a qualcuno se non abbia paura o se non si senta strano a vivere come se non ci fosse una guerra, la risposta è sempre la stessa: “È Putin che ci vorrebbe impauriti, terrorizzati, che ci vuole costringere a rinunciare a tutto”.

In una via della Kyiv vecchia, proprio vicino alla casa dello scrittore Michail Bulgakov che qui è nato e ha ambientato il suo primo romanzo, un cantante e chitarrista cerca di interpretare meglio che può alcuni pezzi della tradizione americana, soprattutto Springsteen. Molta passione, sui risultati si può discutere. Sembra volere coprire le sirene d’allarme.

Bombe e libri

A fine maggio si svolge una grande fiera del libro alla periferia di Kyiv, vicino al monumento all’Holodomor. Come ogni fiera del libro ci sono tantissime presentazioni, con scrittori trattati come star, interviste, dibattiti con platee piene.

L’installazione più frequentata e fotografata in assoluto è un’esposizione di libri bruciati. Sono ancora leggibili ma portano tutti i segni della guerra. “Libri bombardati dai russi”, c’è scritto su un muro. Non le case, le librerie private, le biblioteche in macerie in cui sono stati trovati: i russi hanno bombardato proprio i libri. Se è così, gli è andata male. Proprio Bulgakov scrisse che i manoscritti non bruciano.

Giorni dopo, i russi bombardano l’ospedale pediatrico. Katja, simpatica barista e studente di belle arti nella capitale, sembra essere arrabbiata tanto per il bombardamento quanto per il muro di bugie che si alzano in casi come questo: “Da quando è iniziata la guerra – dice – bombardano ospedali e obiettivi civili e non c’è stata una volta in cui non abbiano detto che invece sono stati gli ucraini. Per qualche ragione dovremmo essere sempre noi a colpire noi stessi”.

Il pilota

Alla fiera del libro c’è anche Sergey, imponente, sorridente, abiti militari. Prima della guerra faceva il pilota, ha vinto un rally di Montecarlo e ha partecipato a diverse Parigi – Dakar. Ora però si è concentrato sulla guerra. Fino a pochi giorni fa era a Kharkiv, a respingere l’avanzata russa, e tra poco ci tornerà. In questo momento c’è lì sua moglie, sempre nei ranghi dell’esercito ucraino.

Sergey spiega tutto questo aiutandosi con delle foto e con il traduttore automatico del telefonino, dato che non parla una parola d’italiano o di inglese. Quando si prova a parlargli in russo, che qui parlano tutti, dice due parole cortesi nella lingua degli invasori e si rifiuta di andare avanti. Sorride e continua a parlare nel telefonino, attendendo la traduzione.

Sergey è il tipo di persona che diventa amico di chiunque nel giro di un quarto d’ora. Quando è l’ora di prendere il treno per uscire dall’Ucraina si offre di dare un passaggio sul suo fuoristrada e inizia a guidare per Kyiv come in un circuito cittadino. All’arrivo pesca dal bagagliaio un poster sgualcito che lo ritrae mentre batte un record di velocità su una motocicletta e ci scrive su una dedica di dieci righe prima di autografarlo.

Prima di salutare tutti sul binario, Sergey mostra l’ennesima foto sul telefonino. È il suo fucile da tiratore scelto. Sul calcio si è posata una farfalla, ali spiegate di colore arancione. Quanta poesia, ridacchia Sergey.

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