Iniziata la diretta con Antonio Ingroia.
“Al momento, rimango al mio posto. La decisione del Consiglio di Stato ha come effetto pratico quello di rimandare al Csm la decisione. Al momento i procuratori aggiunti rimangono al loro posto”. Questa la prima dichiarazione del Pm.
Prima domanda: In Italia scarcerazioni troppo facili? “Negli Usa chi compie il reato a volte viene scarcerato il giorno dopo, dopo aver pagato la cauzione. Ogni sistema ha le sue caratteristiche. Non credo che in Italia le scarcerazioni siano troppo rapide”.
Mani pulite: utilizzazione distorta della custodia cautelare? “Forse può esserci stato qualche eccesso. Ma la legislazione attuale è certamente più garantista”.
Violazione del segreto istruttorio: ricorda un rappresentante delle forze dell’ordine punito per questa violazione? “Certo. Qualcuno è anche stato arrestato. Per la violazione, come dire, in favore della stampa, accade meno. Questo perché la fuga di notizie, in questo caso, vengono fatte con maggiore accortezza”.
Molti magistrati partecipano a convegni, dibattiti. Qualcuno anche in manifestazioni “politiche”. Giusto che il magistrato oltre a essere imparziale, appaia imparziale? “Per me è importante che sia imparziale. Cioè indipendente. In passato c’era una magistratura che appariva imparziale, e poi magari non lo era. L’imparzialità ovviamente deve essere anche politica. Ma la partecipazione, ad esempio, a convegni o seminari, anche organizzati dai partiti politici, insieme ad altri esperti, non la vedo in maniera negativa. Non significa schierarsi, ma partecipare a un dibattito. Lo fecero anche Borsellino o Falcone. Nel Paese c’è un po’ di settarismo. Poca disponibilità al dialogo”.
Spesso leggiamo sui giornali di “correnti” nella Magistratura. Vuol dire che la Magistratura è politicizzata? “Non credo. Ogni magistrato è un cittadino, e ha le sue idee. L’interpretazione della legge non è mai neutra. Vengono fuori sempre delle indicazioni che non sono partitiche, politiche, ma culturali. Queste correnti rispecchiano questo. Non devono essere contigue ai partiti, ma rispecchiare queste differenze culturali”.
Perché i politici sottoposti a inchiesta non riescono mai a farsi da parte? “Io credo che in un Paese democratico non possa tutto appiattirsi sulle responsabilità penali. Io sono convinto che debbano funzionare altri profili di responsabilità. Così come è successo in Israele con Olmert, che, pur ritenendosi innocente, ha deciso di dimettersi e ha manifestato fiducia nella magistratura. In Italia s’è determinata una costante contrapposizione tra politica e magistratura. Spero si torni a dialogare. A questo proposito, ho letto prese di posizione di Berlusconi molto interessanti. Ha manifestato maggiore rispetto per la Magistratura”.
Da uomo e da magistrato, che idea s’è fatta di Massimo Ciancimino? “Da magistrato non faccio atti di fede nei confronti di nessuno. Il giudizio di credibilità su Ciancimino, finora positivo, nasce da un’attività minuziosa di verifica e riscontro delle dichiarazioni”.
E’ pensabile in un Paese attendere vent’anni e una figura come Ciancimino per riaprire una vicenda che ha segnato la nostra storia? “Sì, in effetti è una cosa che intristrisce un po’. Ma in quella stagione ci sono state complicità imbarazzanti. C’è una verità ingombrante che forse l’Italia non ha ancora il coraggio di guardare in faccia”.
Non si evoca troppo e in maniera vaga i Servizi Segreti, senza fare nomi specifici? “Talvolta credo sia l’informazione, nel costruire pezzi suggestivi, ecceda troppo negli scenari, in queste ricostruzioni. Bisognerebbe essere più concreti”.
Il nome di Salvatore Liga è stato associato a quello di Raffaele Lombardo a causa di una visita dell’architetto al Governatore. Ora c’è anche un’inchiesta su Lombardo. Quali sono i possibili intrecci tra le inchieste su Liga e quelle sul presidente della Regione? “Non posso entrare sulle indagini in corso. Ma il presidente Lombardo si è presentato davanti a noi e ha spiegato i rapporti con Liga come frequentazioni semplicemente politiche”
Intercettazioni: i magistrati ribadiscono l’importanza di questo strumento, ma la politica intende invece intervenire limitandolo. “Credo che il Parlamento in questo momento vada avanti senza ascoltarci. Il Parlamento decide. Il nostro dovere è quello di fornire il nostro parere “tecnico”. Per noi il contributo delle intercettazioni è irrinunciabile. Ma quando il Parlamento dirà la parola finale, a noi toccherà fare un passo indietro. Certo, quando ciò accadrà nessuno potrà dire di non conoscere i rischi a cui si va incontro limitando questo strumento”.
Dopo gli arresti dei fiancheggiatori di Raccuglia, quali sono i prossimi scenari? “Nella Cosa nostra palermitana c’è un vuoto di potere. Matteo Messina Denaro ha potenza militare per affermare il suo predominio su Cosa nostra. Ma sarebbe un fatto senza precedenti che un capomafia trapanese diventasse il capo dell’organizzazione. Certo, già dall’arresto dei Lo Piccolo, Messina Denaro ha esteso il suo potere”.
L’indagine dopo l’arresto di Raccuglia, a cosa ha portato? “Intanto il nostro sforzo s’è concretizzato sull’arresto del latitante e dei suoi fiancheggiatori. Adesso bisogna ricostruire tutto ciò che si muoveva attorno a Raccuglia”.
Quanti casi sono ancora irrisolti? “Tutta la storia giudiziaria del nostro Paese, è contrassegnata da fatti tragici rimasti o senza colpevoli o con buchi neri, vuoi, depistaggi. Questo perché in Italia il potere criminale ha spesso avuto coperture anche a livello istituzionale”.
Ciancimino avrebbe consegnato il materiale per individuare il cosiddetto “signor Franco”. Quando conosceremo la sua identità? “Seppur con una lentezza quasi snervante, stiamo aggiungendo tassello dopo tassello, e stiamo così procedendo. Ancora è presto. Speriamo di poterlo individuare prima delle ferie, così da non lasciare incombente questo elemento”.