PALERMO – Vogliono sapere cosa è successo, non si rassegnano alla morte della madre. L’avvocato Giulio Bonanno ha presentato una denuncia per conto dei tre figli di Elisabetta Semprecondio, 44 anni, deceduta all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Finora c’è il racconto reso dai figli ai carabinieri della stazione Resuttana-Colli che hanno subito sequestrato la cartella clinica. Oggi pomeriggio sarà disposta l’autopsia.
La tragica vicenda viene così ricostruita. Il 28 maggio scorso la donna mentre fa le pulizie in balcone sente un dolore al piede destro. Subito pensa ad una puntura di insetto. In effetti il piede è gonfio. Utilizza del ghiaccio e applica una crema, ma la situazione non migliora.
Il 4 giugno successivo i figlia decidono di farle fare una ecografia allo studio privato di uno specialista in disturbi vascolari. Il medico le diagnostica un’infezione in corso, ma non ritiene che ci siano ostruzioni alle vene. Consiglia di rivolgersi a un ematologo. La donna peggiora. Oltre al gonfiore inizia a vomitare, ha diarrea, capogiri ed ecchimosi nel corpo. Da qui la decisione di andare il 4 giugno a Villa Sofia.
I figli sostengono che all’arrivo al pronto soccorso alla madre sia stato assegnato al triage un codice “bianco” che dopo un’ora di attesa, visto il dolore insopportabile, diventa “giallo”.
Vengono eseguiti gli esami del sangue e la donna viene ricoverata nel reparto di Medicina generale. Il 10 giugno i figli denunciano le presunte lesioni colpose subite dalla madre. Con lei comunicano tramite telefonino, con messaggi di testo e audio. Non possono incontrarla, forse perché non si può escludere che la donna abbia il Coronavirus. È la stessa Elisabetta ad aggiornare i parenti, dicendo che le hanno fatto i tamponi per il Covid, il cui esisto è stato negativo.
Ed ancora altri esami, come una Tac, a seguito della quale avverte un forte mal di testa. Nella sequenza dei messaggi c’è il dramma di una donna che continua a stare male. Non riesce a poggiare il piede per terra che è gonfio e rosso nella parte superiore. Stessa cosa nella zona del polpaccio.
Due giorni fa il tragico epilogo. Giunge una telefonata dall’ospedale: la donna è morta. I figli dicono che i medici hanno parlato di embolia. E così tornano in caserma, la denuncia non è più per lesioni, ma per omicidio colposo. L’avvocato Bonanno chiede il sequestro della cartella clinica e l’autopsia. I figli continuano a ripetere che non si può morire così.