PALERMO- Undici anni fa io ricordo dov’ero. L’undici settembre 2001 sono diventato occidentale, o meglio, ho scoperto cosa volesse dire esserlo. Ero arrabbiato, spaventato e confuso: per un adolescente vedere crollare il simbolo di un paese sognato e vissuto nei racconti del cinema: era un pugno allo stomaco. Di quel giorno però non ricordo le parole dei giornali, solo le immagini, i suoni e le urla riaffiorano alla mente. Un pomeriggio di settembre, uno come tanti, di quelli in cui le preoccupazioni di un giovane studente liceale si riducono alle versioni di latino non completate e alle equazioni non risolte. Il giorno in cui il mondo cambiò lo ricordo nelle parole di mio padre. Il telefono squilla, sul display c’è scritto papà, mollo i libri e rispondo: “Ale, accendi la tv, hanno attaccato l’America”.
Hanno colpito tutti. Un colpo al cuore, i polsi tremavano e il secondo aereo si abbatteva contro il grattacielo rimasto illeso. Le persone si lanciavano da altezze vertiginose, e le grida disperate dei newyorkesi erano le mie, la loro paura era la mia. La città che non dorme, l’ombelico del mondo, la capitale dell’occidente era stata sventrata, umiliata, picchiata con ferocia da uno sconosciuto. New York è i grattacieli, Broadway, Wall Street, Central Park, la neve a Natale e Woody Allen. Pur senza esserci mai stato la conosco e senza difficoltà, a pensarci bene, la conoscono tutti. In quel giorno tutto era spento. La vetrina di un sogno era stata oscurata, le luci di Time Square erano ridotte a poco più che candele, era triste New York, era triste il mondo.
Non potevo accettare che qualcuno volesse terrorizzare il nostro mondo, il nostro futuro. Il gusto per il corso e ricorso storico, a volte, rende così vuota la critica. Non lo capisco e non lo accetto, perché quel giorno era diverso.
Sugli errori del passato potremmo discutere a lungo: talebani addestrati dalla Cia e sostegno a Saddam. Errori pagati a caro prezzo, errori che hanno pagato 2974 innocenti. Sono Americano, lo sono per scelta, lo sono per riconoscenza. Adesso che sono passati undici anni e il mondo è cambiato non sono ancora stato capace di dimenticare. Non lo dimenticherò mai, l’undici settembre ha cambiato la mia vita. Non è morto nessuno che conoscevo quel giorno, e in fondo li conoscevo tutti, in qualche modo siamo morti tutti.