La droga in carcere: i catanesi arrivati dopo il "cappellano-pusher"

La droga in carcere: i catanesi arrivati dopo il presunto “cappellano-pusher”

C'è un supertestimone che avrebbe raccontato tutto
L'INCHIESTA
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CATANIA – Prima che si mettesse tutto in mano ai catanesi e ai siracusani, in passato, del traffico di droga al carcere di Enna si sarebbe occupato il cappellano, che però a un certo punto venne arrestato in flagranza. Era il 12 ottobre 2022. Fu colto mentre cedeva hashish a un detenuto. 

A raccontarlo è stato un altro detenuto, sentito dalla Polizia penitenziaria. Prima di affidare tutto ai catanesi e di attivare nuovi stratagemmi come i droni per portare hashish, cocaina – e micro telefonini – direttamente nelle celle del carcere. Però, c’è stato un periodo in cui si è dato sfogo alla più libera fantasia. 

Le gomme da masticare “imbottite”

In pratica un detenuto ha parlato con gli investigatori. E sono situazioni tutt’altro che di secondo piano. Il testimone, avrebbe riferito, si faceva dare 5 grammi di hashish per volta nascosti nelle gomme da masticare dalla moglie, che gliele passava scambiandosi un bacio in bocca. Un altro si faceva portare dalla moglie, che riusciva non si sa come a farli passare, 100 grammi di fumo per volta. 

Altri ancora ricevevano la droga all’interno delle scarpe. Un altro detenuto avrebbe ricevuto una partita di stupefacenti dentro accappatoi o giubbotti. E questo resoconto collima con quanto scoperto dalla Polizia penitenziaria, che a Enna ha tenuto sempre altissima l’attenzione su questo fenomeno. Gli agenti hanno sequestrato in un giubbotto, in un’occasione, poco meno di 100 grammi di fumo.

I prezzi “pazzi”

E i prezzi sarebbero stati per nulla popolari: all’interno dell’istituto, secondo quanto avrebbe riferito il detenuto agli investigatori, l’hashish veniva venduto a 100 euro al grammo, dunque almeno 10 volte in più rispetto a quelli che sono i prezzi di mercato, ovviamente nel mercato illegale: per strada gli spacciatori infatti si fanno pagare in media circa 10 euro al grammo. 

A un certo punto, però, nel carcere di Enna il giro avrebbe cambiato “padroni”. La palla sarebbe passata ai catanesi. Secondo la polizia, il pilota del drone sarebbe stato Filippo Boccaccini, un 39enne ritenuto “insostituibile”, tanto da guadagnare anche 2 mila euro a consegna. L’addetto alle “pubbliche relazioni” con i detenuti, invece, sarebbe stato il 28enne di Librino Alessio Marino, detenuto ad Augusta. 

L’ordinanza del gip

Parrebbe essere stato Marino a decidere, sempre secondo gli  investigatori, anche l’ordine delle consegne da effettuare tra Enna, Augusta, Taranto e Palermo. Sono alcune delle novità più importanti della misura del Gip Giuseppe Noto, eseguita dalla Squadra Mobile.

Dalle carte emerge che in carcere sono andati solo 7 degli undici adulti coinvolti nella misura, e alcuni erano già reclusi. Carcere preventivo per Boccaccini, Marino, Vito Licandro, Luca Aurora, Vincenzo Aloschi, Orazio Fuselli e Giordano Palermo. Domiciliari per Sharon Genovese, siracusana, moglie di Aloschi, e Manuela Finocchiaro, catanese, moglie di Aurora. 

Le mogli

Le mogli, in generale, secondo l’accusa si sarebbero occupate attivamente del recupero delle somme dovute ai mariti o ai loro complici, contattando, di volta in volta, i parenti dei detenuti acquirenti, per esigere il pagamento del corrispettivo della cessione. Solo obbligo di dimora, infine, rispettivamente a Catania e Abano Terme, per Salvatore Agatino Famà e Michele Miraglia.


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