Tre catanesi rifornivano di droga il clan di Enna: condannati

Tre catanesi rifornivano di droga il clan di Enna: condannati

Furono coinvolti nell’inchiesta della Squadra Mobile di Enna e del Commissariato di Leonforte, sotto la direzione dalla Dda di Caltanissetta.
INCHIESTA E PROCESSO
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CATANIA. Due di loro, il trentaduenne Angelo Costanzo e il cinquantacinquenne Mario Pastura, sino a quattro anni fa, sarebbero stati i fornitori di cocaina e marijuana di un gruppo di trafficanti di Leonforte, in provincia di Enna. Un clan, i leonfortesi, legato a doppio filo con Cosa Nostra. Le forniture si sarebbero concentrate in una decina di mesi, a cavallo tra il 2018 e il 2019.

Il terzo, il quarantottenne catanese Alfio Nicolosi, si sarebbe occupato invece delle forniture di hashish. E in provincia di Enna, da marzo 2018 a febbraio 2019, avrebbe pure “trasportato” il fumo in certe circostanze, per cederlo ai leonfortesi Gaetano Cocuzza e Salvatore Mauceri. Ora la Corte d’appello di Caltanissetta ha condannato tutti e tre i catanesi, riducendo la pena rispetto al primo grado.

Costanzo aveva preso sette anni e sei mesi. Per lui ora la pena è scesa a 4 anni 7 mesi 10 giorni e 20 mila euro di multa. Per Pastura si passa da sette anni e sei mesi a 4 anni 7 mesi 10 giorni e 20 mila euro di multa. Per Nicolosi pena ridotta da dieci anni e quattro mesi a 6 anni. La sentenza, nell’ambito del maxi-processo Caput Silente (con 18 imputati, perlopiù dell’Ennese), è stata emessa a Caltanissetta. La Corte d’appello era presieduta da Giovanbattista Tona, consiglieri Alberto Davico e Gigi Omar Modica.

Nicolosi era accusato anche di detenzione illegale di una pistola Beretta, che avrebbe detenuto fino all’ottobre del 2018. C’era inoltre un’accusa di porto d’arma illegale, perché questa pistola, con matricola abrasa, l’avrebbe anche portata a Leonforte, sempre in quel periodo.

L’inchiesta coordinata dalla Dda di Caltanissetta

L’inchiesta Caput Silente, condotta dagli agenti della Squadra Mobile di Enna e del Commissariato di Leonforte, ha tolto i veli sulle attività di un clan mafioso dell’Ennese. Si sarebbe rimesso in moto sotto l’ala di Cosa Nostra e dei clan provinciali che a loro volta fanno capo, già da anni, al clan Santapaola-Ercolano. L’indagine è stata coordinata dalla Dda di Caltanissetta.


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