CATANIA – San Berillo vecchio, quello che era il quartiere a luci rosse di Catania, poi il fortino dei Cursoti Milanesi – dove facevano affari e si facevano rispettare – ora è una piazza di spaccio a cielo aperto. È gestita solo da gruppetti di extracomunitari. La mafia tradizionale non ci mette più piede.
Del resto il declino dei Cursoti li ha portati a sparire o quasi. Dopo arresti, guerre fratricide all’interno e contrasti con gli altri clan, evidentemente più strutturati e più forti. Fra le trentotto persone che sono state coinvolte nell’operazione della squadra mobile di Catania, e del commissariato centrale – per 36 è stato ordinato il carcere e 2 il divieto di dimora – solo due sono nate in Italia. Hanno chiare origini straniere.
Gli arrestati provengono da 12 differenti nazioni africane: Nigeria, Senegal, Guinea, Gambia, Costa D’Avorio, Nigeria, Santo Domingo, Marocco, Mali, Repubblica Dominicana, Guinea Bissau e Gabon.
Un giro di droga senza capi
Tutti avrebbero, in qualche modo, collaborato all’attività di una piazza di spaccio attiva nel quartiere: tra le vie Pistone, Buda, Carro e Delle Finanze e nel vicolo Bonsignore. Secondo il gip Daniela Monaco Crea, gli indagati, “dando prova di grande carisma criminale ed indubbie capacità organizzative, sono riusciti a compattare attorno alle loro persone un gran numero di soggetti”.
Si tratta perlopiù di extracomunitari senza fissa dimora. Inoltre sarebbero riusciti “a gestire in regime di monopolio lo spaccio in quel quartiere, con una organizzazione capillare”. A nessuno è contestata l’accusa di associazione a delinquere, l’organizzazione sembra più che altro quasi auto-gestita. Nell’ordinanza non si individua nessun capo. Anche le posizioni, nell’ordinanza, vengono esaminate singolarmente.
Le intercettazioni e i video
Il tutto sarebbe avvenuto tra l’agosto del 2024 e lo scorso mese di giugno. Sarebbe “emerso in modo inconfutabile dall’imponente compendio indiziario”. Materiale che si basa di servizi di videoripresa, sulla confessione di alcuni acquirenti della droga, sia occasionali che abituali, e sui sequestri di stupefacente operati in loco. Alcuni indagati sono anche stati catturati in flgrante nel corso delle indagini.
Le telecamere, da agosto a novembre 2024, hanno inquadrato le vie di San Berillo. È emerso così che nella piazza di spaccio coesistevano due aree, che si erano sostanzialmente divise le zone. Una fra un tratto di via Pistone, vicolo Bonsignore, via Buda e la prima parte di via Carro. L’altra in un altro tratto di via Pistone, via Delle Finanze e nella rimanente parte di via Carro. Erano entrambe operative giorno e notte: ogni indagato talvolta si spostava temporaneamente.
Uno schema “ripetitivo e consolidato”
Lo schema sarebbe stato ripetitivo e consolidato. L’acquirente sarebbe stato intercettato in genere in via Pistone o in via Delle Finanze. Lo accompagnavano in punti precisi e qui avveniva lo scambio dello stupefacente. Droga che era nascosta nei vari meandri del quartiere, come fessure dei muri, bidoni dei rifiuti, tombini, stabili in abbandono, veicoli parcheggiati, abiti stesi o nascosto indosso e prelevato dai pusher.
In entrambe le zone venivano spacciate prevalentemente marijuana e hashish. Gli acquirenti di cocaina e crack venivano indirizzati prevalentemente in via Buda e via Carro. Qui spesso gli acquirenti di crack si sarebbero anche fermati a stazionare durante il consumo.
Le attività di riscontro
In pochi mesi sono state arrestate 17 persone, è stato eseguito un fermo, sono stati scoperti 55 assuntori trovati in possesso di doga appena comprata. Sono stati eseguiti 7 sequestri a carico di ignoti. E poi, dopo aver esaminato i filmati registrati, tre sono stati attribuiti ad alcuni degli indagati.

