PALERMO – Mille e cinquecento piante di marijuana non bastano a fare scattare l’aggravante prevista dall’articolo 80 e cioè quella dell’ingente quantità. Dipende dal principio attivo. Che nel caso di una piantagione scoperta nel 2012 a Borgetto non era molto alto.
E così è stata dimezzata la pena inflitta a Francesco Frisina, agricoltore del paese in provincia di Palermo. In primo grado il Tribunale lo aveva condannato a dieci anni di carcere. Che sono diventati cinque in appello grazie alla perizia chiesta e ottenuta dai legali della difesa, gli avvocati Bartolomeo Parrino e Antonio Turrisi. Anni di carcere che Frisina sconterà ai domiciliari.
Due anni fa i carabinieri scoprirono la piantagione di cannabis nelle campagne di Monte Gradara. Le piante avevano un’altezza che variava dai 50 centimetri al metro e mezzo. Frisina venne individuato, secondo l’accusa, dopo avere tentato la fuga.
Alcune sentenze della Cassazione in passato avevano stabilito che l’ingente quantità dipendeva dal numero delle piante. Altri pronunciamenti, invece, puntavano sul principio attivo. E così le Sezioni unite della Suprema Corte fissarono i paletti: l’ingente quantità viene esclusa quando il principio attivo della sostanza non supera di 2000 volte la quantità massima detenibile che, per la cannabis, è pari a 500 mg. Nel caso di Frisina il tetto non è stato superato. Da qui la pena dimezzata.