Accusato dell'omicidio Pandolfo | Concessi i domiciliari - Live Sicilia

Accusato dell’omicidio Pandolfo | Concessi i domiciliari

Il diciassettenne che avrebbe partecipato al delitto di Acqua dei Corsari era stato arrestato per rapina e il giudice, mesi fa, gli aveva concesso la detenzione in casa. Beccato lontano dal domicilio, era stato disposto il ritorno in cella. Da pochi giorni, però, è di nuovo nella propria abitazione, mentre la sua posizione è al vaglio della procura per il delitto del teatro del Sole.

PALERMO – Dalla sua mano sarebbe partita la prima delle quaranta coltellate che hanno massacrato Massimo Pandolfo. Ancora prima sarebbe stato lui a dare il via all’aggressione finita nel sangue tra le sterpaglie del Teatro del Sole, ad Acqua dei Corsari. Il diciassettenne che avrebbe partecipato ad uno dei più macabri episodi di cronaca degli ultimi anni a Palermo si trova da alcuni giorni agli arresti domiciliari. Gli sono stati concessi nell’ambito di un’altra inchiesta.

Era stato arrestato per rapina e il giudice, mesi fa, gli aveva concesso la meno afflittiva misura della detenzione in casa. Solo che l’avevano “beccato” lontano dal domicilio. Da qui l’aggravarsi della misura cautelare e il ritorno in cella. Da pochi giorni, però, è di nuovo nella propria abitazione. Il tutto mentre la Procura della Repubblica trasmetteva ai colleghi che si occupano dei reati commessi dai minorenni le carte sul suo presunto coinvolgimento nell’omicidio Pandolfo. In carcere, su richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Scalia e del sostituto Geri Ferrara, ci sono Giuseppe Pollicino, 19 anni, e Giuseppe Manago, 36 anni. Al vaglio resta ancora posizione del minorenne. È stato proprio Pollicino, messo sotto torchio dai carabinieri del Reparto territoriale del Comando provinciale di Palermo, a confessare le sue responsabilità e ha tirare in ballo pesantemente il minorenne.

Ha raccontato di avere conosciuto Pandolfo, di essere stato da lui minacciato, violentato e costretto a prostituire in camino di un pacchetto di sigarette o una manciata di euro. Fin quando, spinto dalla disperazione, avrebbe chiesto aiuto. “Mio cugino Managò Giampiero si era accorto del mio stato d’animo e, insistendo, mi ha portato ad aprirmi con lui. Gli ho detto che dovevo uscire da questo incubo – ha messo a verbale -. Allora mio cugino mi ha chiesto come avremmo fatto ad incontrarlo e ha chiamato anche omissis (c’è il nome del minorenne) a cui avevo raccontato la storia”.

Fino alla sera del delitto: “Massimo è venuto da solo… siamo andati sino ad una panchina di fronte al mare, lui mi ha offerto una sigaretta e poi mi voleva baciare, io mi sono rifiutato e gli ho proposto di fargli conoscere altri due miei amici gay. Siamo tornati al Foro Italico ed io sono riuscito a convincere Massimo ad andare via tutti assieme. Siamo saliti in macchina, io dietro con Giampiero e omissis davanti. Abbiamo fatto un giro, prima in zona Mondello (dove ci siamo fatti una canna), poi siamo andati in zona Teatro del sole. Lui però voleva sempre me e non gli interessavano i miei amici. Lui mi ha chiesto di toccarmelo, dopo di che ha cercato di baciarmi; a questo punto omissis mi ha detto ‘ora’ ed io ho dovuto prenderlo per il collo; omissis lo prendeva a pugni e Giampiero ha aperto la porta. Io e Pandolfo siamo caduti a terra e lui è riuscito a liberarsi e noi tutti lo abbiamo cominciato a colpire, anche con un coltello che io avevo portato con me, un coltello a scatto che aveva una stella”.

Ed ancora: “Improvvisamente Pandolfo è riuscito a divincolarsi ed è scappato scendendo per i gradoni del teatro. In quel punto Pandolfo è nuovamente caduto e noi lo abbiamo continuato a colpire con calci e pugni fino a quando è riuscito a divincolarsi ed a tornare alla macchina. Mentre lui stava tornando alla macchina, prima di corrergli dietro, io ho passato il coltello a omissis. Nel frangente abbiamo accerchiato Massimo e omissis, puntandogli il coltello addosso, gli ha detto di darci tutti i soldi. Massimo ha detto di lasciarlo stare che soldi non ne aveva e omissis gli ha sferrato la prima coltellata ed io e Giampiero continuavamo a colpirlo con calci e schiaffi fino a quando Pandolfo è scappato nuovamente. Noi lo abbiamo inseguito… Giampiero è tornato alla C3 dove ha trovato un coltello che mi ha dato. Io ho raggiunto Massimo e mentre omissis lo ha fatto inginocchiare con uno sgambetto, io l’ho colpito con quella lama che mi aveva dato Giampiero. Dopo quel momento, Massimo ha perso i sensi e noi lo abbiamo trascinato… abbiamo continuato ad accoltellarlo passandoci il coltello solo io e omissis. Quando il respiro di Pandolfo si è fatto quasi inesistente, omissis ha preso un pietrone e glielo ha lanciato in testa 2 volte; dopo di che mi ha detto che dovevo farlo anche io ed, a mia volta, ho raccolto la pietra e gliel’ho sbattuta in testa due volte”.

Un racconto raccapricciante che farebbe emergere la ferocia del minorenne. Pronto a dare il via all’aggressione. A sferrare la prima coltellata. E a infierite sul corpo già martoriato di Pandolfo a colpi di pietra. Il minorenne ora è agli arresti domiciliari mentre sul tavolo della Procura per i minorenni sono stati trasmessi gli atti sul suo presunto coinvolgimento in una delle pagine più cruente della cronaca cittadina.


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