E' morto Loris D'Ambrosio |"Su di lui una campagna violenta" - Live Sicilia

E’ morto Loris D’Ambrosio |”Su di lui una campagna violenta”

Loris D'Ambrosio, consigliere giuridico del presidente della Repubblica, è morto a seguito di un infarto. Ne dà notizia il Quirinale che stigmatizza gli attacchi subiti nelle ultime settimane. D'Ambrosio, infatti, era stato intercettato con Nicola Mancino nell'ambito dell'indagine sulla trattativa.

Il cordoglio del presidente Napolitano
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(di Paolo Cucchiarelli – Ansa) – Nel giorno in cui Antonio Ingroia riceve il via libera del Csm ad andare in Guatemala per l’Onu e Antonio Di Pietro rinnova i suoi attacchi al Quirinale che “difende la Costituzione quando gli conviene”, il cuore di Loris D’Ambrosio, consigliere giudico di Giorgio Napolitano, cede di schianto. Una morte che “sconvolge”, indigna e riempie di rabbia il Capo dello Stato che annuncia con un duro e dolente comunicato, dal quale traspare questo mix di stati d’animo, la morte del suo collaboratore. Il più fidato. E tirato dentro la vicenda delle intercettazioni “trasversali” riguardanti Nicola Mancino, rinviato a giudizio per falsa testimonianza nell’ambito del procedimento sulla trattativa Stato-mafia a Palermo.

Napolitano punta il dito contro la campagna stampa scatenata sulla vicenda delle intercettazioni che riguardavano proprio D’Ambrosio e lo stesso Capo dello Stato a colloquio con Mancino. “Insieme con l’angoscia per la perdita gravissima che la Presidenza della Repubblica e la magistratura italiana subiscono – ha scritto il capo dello Stato – atroce è il mio rammarico per una campagna violenta e irresponsabile di insinuazioni e di escogitazioni ingiuriose cui era stato di recente pubblicamente esposto, senza alcun rispetto per la sua storia e la sua sensibilità di magistrato intemerato, che ha fatto onore all’amministrazione della giustizia del nostro Paese”. Napolitano, insomma, esprime tutta l’indignazione per questa morte legandola strettamente alle tante polemiche di queste ultime settimane, alle parole molto sopra le righe che l’hanno spinto a sollevare la questione delle intercettazioni indirette del Capo dello Stato davanti la Consulta.

Mentre Nicola Mancino si chiude nel silenzio e nel dolore, Antonio Di Pietro, punta di lancia delle critiche al Colle sul tema, rifiuta ogni indiretto addebito:”Respingiamo con fermezza al mittente ogni strumentalizzazione che viene fatta (della morte di D’Ambrosio), quasi a voler far credere che la colpa sia di chi ha criticato il suo operato e non di chi ha tentato di sfruttare il suo ruolo”.

La Procura di Palermo tace. Parla il ministro Paola Severino: “Ci lascia un servitore dello Stato che ha anteposto fino all’ultimo il senso del dovere alla difesa della sua persona” anche con un “rispettoso e sofferto silenzio”. Peseranno molto le parole di Michele Vietti, vice Presidente del Csm, per la valutazione che esprime rispetto alla polemica nata dalle intercettazioni che riguardavano anche D’Ambrosio,registrato mentre parlava con Mancino.”Piangiamo -ha detto il vice del Csm – la scomparsa di un magistrato che ha illustrato l’intero Ordine, non solo con l’impegno giudiziario ma anche mettendo la sua eccezionale competenza al servizio dello Stato in modo sempre irreprensibile”. Tutti i sottosegretari alla Giustizia lamentano la perdita di D’Ambrosio, delle sue rare capacità ed anche l’Anm esprime cordoglio. Ma è il mondo della politica,con parole ed aggettivi comuni, a mostrarsi unito nel rimpianto per la scomparsa di D’Ambrosio in circostanze così drammaticamente politiche.

Da Schifani a Fini, dalla Finocchiaro a Gasparri (“E’ un giorno cupo”), da Mantovano a D’Alema, da Bersani (“Mamma mia!”) a Veltroni tutti ricorrono al termine di “servitore dello Stato”. Un coro da cui si distingue l’amara riflessone di Gaetano Quagliariello (Pdl), che chiede sulla morte di D’Ambrosio una “riflessione che dovrà arrivare per tutti”, e la dura denuncia via Twitter di Daniela Santanché contro “il nuovo morto fatto dai Pm”. Ma sono le doti umane e professionali di D’Ambrosio che vengono più volte ricordate e rimpiante da chi ha avuto occasione di lavorare con lui a stretto contatto. Come i tre ex Guardasigilli: Oliviero Diliberto, Roberto Castelli e Angelino Alfano, tutti concordi sia nell’elogiare il suo prezioso lavoro che nel difendere l’integerrimo attaccamento alle istituzioni. Casini aggiunge che si dovrà riflettere “sulle ingiuste sofferenze che l’uomo ha patito in queste ultime settimane”, tema questo che è, per oggi – tranne qualche accenno che arriva dal Pdl – tutto condensato e riassunto dal dolente e irato annuncio del Quirinale.


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