Ma chi lo doveva dire a Totò Cuffaro che per difenderlo si sarebbe mosso Gian Antonio Stella? Il giornalista del Corriere, sarcastico fustigatore della “casta”, che con Totò Vasa Vasa certo non è mai stato tenero, dalle colonne del quotidiano di via Solferino oggi si produce in una appassionata difesa d’ufficio dell’ex governatore democristiano, preso di mira, scrive Stella, da “uno sport nuovo di moda in Sicilia: il tiro a Totò”.
Nella sua rubrica Tuttifrutti, Stella riporta le esternazioni dei notabili della politica isolana che scaricano su Cuffaro e sul suo stile politico le responsabilità del ritardo nello sviluppo dell’Isola, partendo da un’intervista di Gianfranco Miccichè, che dice, tra l’altro, “la gente non ne può più di Cuffaro e del cuffarismo”. Per Stella “scaricare su ‘Vasa Vasa’ tutto il peso del clientelismo, del familismo, della sciatteria amministrativa e dei rapporti scivolosi con gli ambienti più ambigui è indecente”. Stella ricorda i megaviaggi a Fukuoka, l’assunzione di 16 lsu per accudire 8 cirnechi dell’Etna, le assunzioni di parenti e amici alla Regione, tutti scandali che non toccano l’ex presidente della Regione. Di più, l’autore della Casta, rinfresca la memoria dei critici dell’ultima ora, riportando dichiarazioni indiscutibilmente pro Cuffaro di Miccichè (“Spero che Cuffaro continui a lavorare nell’interesse della Sicilia. Il suo governo è il primo esecutivo che sta cambiando veramente le cose”), Nania, La Loggia e anche del presidente del Senato Renato Schifani (per il quale la Sicilia con Cuffaro “è cresciuta” e deve gratitudine e riconoscenza a Totò). Un memento utile in tempi di generale memoria corta.
Sa. T.