CATANIA. E’ ancora piantonato all’ospedale Cannizzaro di Catania, Antonino Marino il 36enne che ha dato fuoco, uccidendolo, al cugino: il povero e sfortunato Marco Castro morto al termine di due giorni di interminabile e raccapricciante agonia. Antonino Marino lo scorso 23 aprile gli ha versato addosso litri e litri di benzina e poi lo ha accesso come se stesse appiccando il fuoco ad una torcia. “L’ho fatto perché mi disturbava”, ha serenamente ripetuto più volte agli inquirenti che lo hanno interrogato. I fatti sono accaduti a Paternò in una città ancora scossa dall’accaduto. Nel dare fuoco al cugino, lo stesso carnefice si era procurato ustioni alle mani ed alle orecchie: per questo motivo era stato trasportato anch’egli in ospedale. Ma da qui a poche ore, al massimo una manciata di giorni, verrà dimesso e dopodichè per lui si apriranno le porte del carcere. Antonino Marino, reo confesso già interrogato dagli investigatori, è posto già adesso in stato di arresto: l’accusa è di omicidio volontario aggravato.
Per Marco Castro 25enne giovane promessa del calcio, ragazzo umile e benvoluto, non c’è stato invece nulla da fare. Ha lottato sino all’ultimo per sfuggire alla morte. Negli istanti in cui prendeva forma la tragedia ha avuto la lucidità di indicare il suo assassino (“E’ stato Tony, è stato Tony”) e di ricordare suo padre. Un padre al quale era legatissimo. Un dramma dal quale i tanti amici, i parenti, la città non si sono ancora ripresi.
E domenica scorsa un grande attestato di solidarietà nel ricordo di Marco Castro lo si è avuto allo stadio: al “Falcone-Borsellino” nell’ultima sfida di campionato contro il Savoia, l’intero incasso del match è stato devoluto alla famiglia di Marco. Con un enorme striscione che lo ha ricordato. Nel frattempo, sul fronte giudiziario va detto che il procuratore aggiunto, Marisa Scavo, ha concluso le indagini preliminari. Ad Antonino Marino, che come detto, è in stato di arresto sono contestate anche due aggravanti: quella dei futili motivi e quella della premeditazione. Due elementi che se confermati anche in fase istruttoria porterebbero direttamente all’ergastolo. Ed ora tocca alla magistratura rendere giustizia ad un ragazzo di 25 anni strappato per sempre ai suoi cari. Strappato per sempre alla vita.