ROMA – Marco Cappato è pronto a ricorrere “in tutte le sedi possibili”, dal “giudice ordinario” fino alla Corte Costituzionale e alle “giurisdizioni internazionali”, per far valere il “diritto dei cittadini italiani a partecipare alla democrazia del proprio Paese”. L’annuncio dopo che l’Ufficio elettorale della Cassazione ha confermato lo stop alla sua lista Referendum e Democrazia, esclusa dalle elezioni del 25 settembre. Bocciatura decisa anche per altri piccoli partiti e movimenti, come quello di estrema destra Forza Nuova.
La ricusazione della lista dell’ex esponente dei Radicali, che tante battaglie ha condotto e porta avanti ancora sul tema del fine vita, è arrivata per tutte le circoscrizioni in cui era stata presentata, dalla Lombardia all’Emilia Romagna, passando per Lazio, Veneto, Piemonte e Toscana. Il motivo lo sintetizza lo stesso Cappato: “con ogni probabilità, la lista Referendum e Democrazia sarà esclusa per aver raccolto le firme necessarie per via digitale, attraverso Spid”. Già i giudici della Corte d’Appello milanese, una della sedi dove la lista è stata per prima respinta, erano stati netti nel ritenere che la normativa non preveda il formato digitale ma solo quello cartaceo e la conferma è stata messa nero su bianco dalla Suprema Corte.
Nell’Ufficio elettorale della Corte milanese per la Camera, tra l’altro, era stato contestato un ritardo nel deposito degli atti. Una “esclusione prevista”, è stato il commento di Cappato, “visto il ruolo notarile che ha scelto di svolgere la Cassazione, ma la Costituzione e un regolamento europeo ci danno ragione”. Il regolamento, spiega Referendum e Democrazia basandosi sul parere di giuristi, “equipara le firme digitali a quelle cartacee e si basa sul principio di non-discriminazione”.
Per tutelare anche “le persone con disabilità grave – chiarisce Cappato – e chi al momento della firma si trovava lontano dal proprio comune di residenza”, come gli studenti fuorisede. I partiti, aggiunge, si preoccupano “per l’astensionismo” e “dopo avere boicottato i referendum cannabis e eutanasia, ignorato per anni le leggi di iniziativa popolare, affossato la piattaforma pubblica di partecipazione” impediscono “la presentazione di liste con firma digitale”. E conclude: “Ci vuole un bel coraggio”. Chiede, poi, un intervento per decreto del Governo Draghi “prima di rischiare di subire una nuova condanna dopo quella imposta dalle Nazioni Unite” che “obbligava l’Italia a rivedere la legge in materia di referendum”.
Forza Nuova, dal canto suo, aveva sostenuto di non aver bisogno di raccogliere le firme, perché faceva leva sul collegamento con un componente del Parlamento europeo. Non si trattava, però, di un parlamentare di un seggio italiano, ma di un eurodeputato greco di Alba Dorata. A Milano erano state escluse, tra le altre, pure le liste di Gilet Arancioni, Animalisti e Destre Unite. Tutti provvedimenti vidimati dai giudici della Cassazione.