CATANIA – E’ Enrico Trantino il nuovo presidente della Camera Penale Serafino Famà di Catania. La proclamazione è avvenuta intorno alla 15 nell’aula adunanze del tribunale al termine dello spoglio del ballottaggio. Trantino ha vinto con uno scarto di appena 6 voti dall’altro candidato, l’avvocato Pietro Nicola Granata. Enrico Trantino assume l’incarico per il biennio 2014 – 2016 (LEGGI IL PROGRAMMA) ed eredita il ruolo rivestito dall’avvocato Giuseppe Passarello. Il Consiglio Direttivo è composto dagli avvocati Valeria Rizzo, Salvatore Catania Milluzzo, Luca Blasi, Dario Riccioli e Mario Pavone.
E’ stato un bel risultato – commenta Enrico Trantino a LiveSiciliaCatania – soprattutto per l’altissima affluenza che si è registrata in questa tornata elettorale. Tra me e l’altro candidato, l’avvocato Granata, non c’è stata una vera contrapposizione in quanto entrambi ci muoviamo a tutela della nostra categoria. L’auspicio è di avviare una interlocuzione più continua con i vertici della magistratura catanese e i capi degli uffici giudiziari etnee, per giungere a forme di condivisione delle responsabilità e a una sintesi tra le esigenze di tutti gli operatori del diritto. Un’interlocuzione serrata ma serena che miri a una maggiore funzionalità del “pianeta Giustizia”. Da un punto di vista interno, nostro obiettivo sarà attrarre nuovi iscritti per dare maggior forza alle rivendicazioni, facendole apparire come “problemi” dell’avvocatura, non di singoli avvocati. Il nostro obiettivo primario resta quello di garantire il rispetto dei diritti dell’imputato in tutte le fasi del processo”.
Il neo presidente della Camera Penale di Catania ha le idee chiare sul ruolo che dovrà assumere l’associazione forense. “Noi vorremmo essere – dichiara Trantino – interlocutori su tutti i problemi inerenti il sistema giustizia in Italia”. Protagonisti e non spettatori, insomma.
Ieri si è firmato un protocollo di intesa che fa finalmente partire il progetto per la realizzazione della Cittadella della Giustizia. “Questo – commenta il penalista – è un tema che riguarda più il Consiglio dell’Ordine che la Camera Penale. Sicuramente è necessario risolvere il problema degli spazi, in modo da garantire un maggior rispetto per la funzione, perchè non è possibile che gli avvocati si dividano un solo microfono nelle udienze, e che non ci sia posto in aula per far sedere tutti i difensori”. Per Trantino, dunque, urge trovare una soluzione anche per “un’esigenza di etichetta”.
Il penalista poi punta l’attenzione su due questioni chiave sui procedimenti di mafia e criminalità organizzata. “Il primo tema è quello del reato del concorso esterno che noi continuamo a considerare un abominio anche in relazione alle decisioni “profilattiche” della Suprema Corte. Il secondo punto è quello dei collaboratori di giustizia su cui bisognerà continuare a vigilare perché le accuse non siamo modulate in ragione dei risultati premiali che costoro intendano realizzare, ma rispondano a loro precise conoscenze. Perchè se da una parte le loro dichiarazioni hanno portato ad importanti risultati, dall’altra è nota certa pratica opportunistica di fingere conoscenze su certi argomenti di cui non sanno nulla, solo per ottenere vantaggi processuali e economici. Il rischio, secondo il neo presidente della Camera Penale, è di scatenare un “corto circuito”. Il penalista utilizza il termine “beffardo” quando parla dell’interpretazione di considerare un pentito riscontro di altro: “il nostro codice pone una presunzione di dubbia affidabilità della fonte; ma la giurisprudenza permette i collaboranti che possano riscontrarsi reciprocamente. E’ come se un truffatore potesse essere garantito nella sua solvibilità da altro truffatore”.
Infine una particolare importanza alla “questione culturale”: “chiederemo a Provveditore e Rettore di considerare gli avvocati come parti necessarie a ogni dibattito sulla legalità, perché il rispetto delle regole passa anche dal nostro contributo”.