PALERMO – “Quando io sono arrivato c’era un disastro, una situazione di totale confusione. Molti esami non erano stati caricati nei sistemi. Abbiamo dovuto sistemare tutto”. Lo ha detto l’ex rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla, deponendo al processo che vede tra gli imputati Rosalba Volpicelli, un’impiegata dell’Ateneo accusata di accesso abusivo a sistema informatico, frode e falsità ideologica in atto pubblico. Alcuni esami non sostenuti dagli studenti sarebbero stati illegittimamente caricati nei sistemi. L’ex rettore ricorda che sulla base di quanto riscontrato furono disposti degli accertamenti. Davanti alla terza sezione del Tribunale di Palermo sono imputati anche altri amministrativi e alcuni studenti: Ignazio Giulietto, Giuseppe Gennuso, Giuseppe Ciciliato, Andrea Tomasello, Caterina Guddo, Riccardo Della Vecchia, Alexandra Rita Ntonopoulou, Carlo Giglio, Giuseppe Capodici, Francesca Pizzo, Ilenia Messina, Walter Graziani, Paolo Coviello, Nunzio Fiorello. L’università di Palermo si è costituita parte civile. Furono scoperti, inizialmente, oltre 200 casi di caricamenti illegittimi di esami sul sistema per un arco temporale di diversi anni, ma molti poi risultarono effettivamente sostenuti. Nel 2014 nove persone uscirono definitivamente dalla vicenda con l’archiviazione dall’inchiesta. I loro esami erano regolari. Tra di loro anche Alessandro Alfano, fratello del ministro dell’Interno Angelino.
In aula Roberto Lagalla.
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