Esami "comprati, nomi e numeri del processo - Live Sicilia

Esami “comprati, nomi e numeri del processo

Otto persone sono già state condanne e altre quindici sono ancora sotto processo.

Università di Palermo
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PALERMO – Due condanne, sei patteggiamenti, e quindici persone sotto processo. Sono i numeri dell’indagine sullo scandalo degli esami “comprati” all’Università di Palermo.

Paola Cardella, impiegata dell’Ateneo oggi in pensione, nell’aprile scorso è stata condannata a cinque anni. Una pena pesante se si considera lo sconto di un terzo della pena previsto per chi, come lei, aveva scelto di essere processato con il rito abbreviato. Per lo studente Alessio Mattina è caduta l’accusa che riguardava gli esami di “Scienza delle finanze” e “Matematica finanziaria”, ma non quello di “Ragioneria generale applicata” ed è arrivata la condanna a un anno. Assolta, invece, Claudia Vitello.

Sotto processo ci cono: Rosalba Volpicelli, Ignazio Giulietto, (entrambi ex dipendenti dell’Ateneo) e gli studenti Giuseppe Gennuso, Giuseppe Ciciliato, Andrea Tomasello, caterina Guddo, Riccardo Della Vecchia, Alexandra Ntonopolou, Carlo Gaglio, Giuseppe Capodici, Francesca Pizzo, Ilenia Messina, Walter Graziani, Paolo Coviello, Nunzio Fiorello.  L’Università, parte offesa, si era costituita parte civile tramite il rettore Roberto Lagall,a  cui nel frattempo è subentrato Fabrizio Micari.

Hanno patteggiato pene comprese fra sette mesi e due anni Francesco Giaconia, Marilena Tusa, Francesco Pirrone, Davide Di Salvo, Giuseppe Lo Buono, Gioacchino Maria Di Franco.

Secondo l’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Amelia Luise, bastava pagare e nel piano di studi spuntavano esami mai sostenuti. Non c’era bisogno di presentarsi davanti ai prof della facoltà di Economia e Commercio, Architettura e Ingegneria. Fino a quando gli agenti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile non misero il naso nei segreti dell’Ateneo. L’inchiesta prese le mosse dalla denuncia della Volpicelli, impiegata licenziata a seguito dell’indagine, che raccontò ai poliziotti di essere stata avvicinata e minacciata da alcuni universitari. Davanti ai pubblici ministeri Sergio Demontis e Amelia Luise, coordinati dall’aggiunto Leonardo Agueci, poi arrivarono le ammissioni di alcuni studenti e la verifica degli accessi pirata nel cervellone elettronico dell’Ateneo dei quali rimane una traccia indelebile visto che vengono effettuati con una password.


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