PALERMO – Lo sfasciacarrozze si era permesso di chiedere al mafioso i soldi per due sportelli. Non era la macchina dell’ultimo arrivato, ma dell’anziano boss Salvatore Profeta.
Il potere a Santa Maria di Gesù si esercita anche nelle piccole cose. Sul posto, in via del Levriere, si presentarono in cinque: oltre a Profeta, c’erano pure Natale Gambino, Francesco Pedalino, Pasquale Prestigiacomo e Antonino Tinnirello, tutti coinvolti nell’inchiesta sul mandamento mafioso palermitano.
“Mettili qua Pasqua’… tutti e due qua ci vanno… tutti e due qua… guarda, tutti e due nella mia ci vanno”, diceva Tinnirello a Prestigiacomo. La storia dell’affronto emergeva poco dopo, quando i protagonisti tornarono ad essere sotto intercettazione: “Quando sono venuto tu mi hai detto Ni’… ma… mi ha detto… dice due… ottanta”, spiegava Antonino Profeta al titolare del deposito di auto rottamate che gli aveva chiesto 280 euro per i due sportelli.
L’uomo tentava di giustificarsi: “… si ma avete parlato con lui gioia… ma può essere che lui ha capito male?… però magari… magari… lui non l’ha capito che erano di vossia”. Mica “ho voluto mancare di rispetto… perché credimi… gli sportelli non glieli sto dando?”.
Nella conversazione si inseriva una terza persona: “… non si preoccupi zio… se viene vossia … io a lei la conosco”. Salvatore Profeta a cui era rivolto il vossia replicò indispettito: “… io non mi preoccupo… quelli che vi dovete preoccupare siete voi altri. Va bene. Eh… amunì”. Risultato: si portarono via gli sportelli senza pagare.