Estorsioni ed esplosivi: 4 arresti | Si parte da un pizzino di Binnu - Live Sicilia

Estorsioni ed esplosivi: 4 arresti | Si parte da un pizzino di Binnu

Estorsioni tra Agrigento e Caltanissetta, con contorno di esplosivi. I carabinieri arrestano quattro persone.

Caltanissetta
di
2 min di lettura

I Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Caltanissetta hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip su richiesta della Dda nissena, nei confronti di 4 persone ritenute responsabili di estorsione e detenzione illegale di armi ed esplosivi. La misura restrittiva è stata notificata in carcere al rappresentante provinciale di Cosa nostra agrigentina Giuseppe Falsone, al suo fiancheggiatore Vincenzo Parello e ai fratelli Alfredo e Angelo Schillaci (quest’ultimo è stato reggente di Cosa nostra nissena), di Campofranco. Il provvedimento si riallaccia alle operazioni “Grande Vallone” e “Repetita Iuvant”. L’indagine si avvale anche delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Maurizio Carruba, che hanno integrato le conoscenze acquisite nelle precedenti indagini (“Itaca”, condotta dal Ros, e”Ghost”, dei carabinieri di Agrigento) attraverso la corrispondenza sequestrata in occasione della cattura di Bernardo Provenzano.

In particolare, è stata ricostruita un’estorsione che, tra il 2003 e il 2004, è avvenuta intorno all’acquisizione, da parte dell’impresa agrigentina Gruppo Asfalti, di un impianto di conglomerati bitumosi (in passato appartenuto alla società Sicon) di Sutera (CL), ceduto agli acquirenti dalla Aloisio Calcestruzzi dell’imprenditore Giovanni Aloisio, ritenuto vicino ad ambienti mafiosi. L’elemento centrale del quadro accusatorio è costituito dal brano di una missiva sequestrata nel covo di Provenzano e ora spiegata da Carruba: Falsone comunicava al latitante corleonese di aver provveduto a inviare denaro all'”amico CL” (identificato in Angelo Schillaci), provento di una “situazione” appositamente creata per lui. In effetti, Giuseppe Falsone è ritenuto artefice occulto dell’operazione nonché mandante dell’estorsione, nella qualità di vertice di Cosa nostra agrigentina e di referente mafioso dell’impresa acquirente. Il progetto risulta avvalorato dall’attività svolta da Vincenzo Parello, incaricato di seguire la costituzione della Gruppo Asfalti nella quale confluivano diverse ditte agrigentine e di sovrintendere all’acquisizione dell’impianto di Sutera. Parello teneva i contatti con Angelo Schillaci e, dopo l’arresto di quest’ultimo, con Alfredo Schillaci, al quale consegnava i soldi della quota (inizialmente 20 mila euro) spettante alla consorteria nissena per ragioni di competenza territoriale. Schillaci avrebbe goduto dell’affidamento permanente alla sua ditta di commesse per il trasporto del materiale commercializzato dall’impianto. A seguito di operazioni di ricerca compiute in un tunnel di convogliamento delle acque piovane, nelle vicinanze dell’impianto dei fratelli Schillaci, è stato trovato un arsenale della famiglia mafiosa di Campofranco.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI