CATANIA – Il primo giorno estivo del 2013 l’Etna entrava nella lista dei luoghi Patrimonio dell’Umanità: spiccava in Europa, allora come adesso, per il suo inestimabile valore storico-geologico. Poco più di cinque anni dopo, l’incontro tenutosi alla sede dell’Ente Parco dell’Etna ha voluto brevemente ripercorrere le ragioni del prestigioso riconoscimento, gettando un rapido sguardo verso il futuro. ”Uno dei più attivi vulcani (…) del mondo e uno straordinario esempio di processi geologici continui e formazioni vulcaniche (…) una destinazione privilegiata per la ricerca e l’educazione”: così recita, tra l’altro, la motivazione per l’iscrizione nell’elenco UNESCO. Accanto agli organi direttivi del Parco sono stati presenti esponenti dell’Amministrazione Regionale, della Città Metropolitana di Catania, dei Comuni del Parco, insieme a dipendenti e familiari: nel complesso, un clima misuratamente conviviale. “Benché l’attuale dirigenza sia temporanea”, ha affermato il commissario straordinario Salvatore Ragusa, “vorremmo idealmente ispirarci alle più costruttive tra le linee-guida UNESCO: nel nostro piccolo significa operare nella concordia tra le amministrazioni dei vari comuni, tese a concorrere per la prosperità di questi luoghi dall’altissimo potenziale”. Notevoli le possibilità, ma le contraddizioni non mutano, rileva Ragusa nel suo quarto mese di mandato: “Miei crucci sono e restano le discariche abusive: ripuliamo un sito ma ne spuntano altrove, mentre le rivalità tra Comuni non aiutano”. Intanto sarebbe allo studio un nuovo sistema di telecamere per la videosorveglianza. Ha ribadito l’importanza totalizzante del vulcano la Direttrice dell’Ente Parco Tiziana Lucchesi, durante un rapido excursus attraverso radici storiche e suggestioni poetiche: mentre infatti l’attività vulcanica etnea è documentata da oltre 2700 anni –si potrebbe dire che la vulcanologia si è evoluta anche attorno al suo cono- la singolarità di questo paesaggio ha ispirato ogni genere di artisti in tutte le epoche. Ed anche le mura dell’Ente Parco, insieme a non pochi reperti -ha ricordato la dirigente- sono segnate da diverse impronte della memoria storica. Testimonianze risalenti al 1150 riguardano una struttura ecclesiastica adibita all’ospitalità; al XIV secolo datano le visite di una regina aragonese, mentre il tradizionale possesso dei monaci benedettini –trasferitisi nel 1558 a Catania- decadde dopo il 1861.
L’ultimo decennio del secolo scorso, dopo lunga gestione privata, ha visto quindi l’acquisizione da parte del Parco. L’assessore regionale Marco Falcone ha sottolineato la vicinanza della Regione e del suo Presidente, ribadendo l’intenzione di realizzare e rafforzare una rete di relazioni tra i Parchi in modo da accrescerne capacità attrattive e sviluppo turistico. A conclusione del breve incontro, la banda del Corpo Forestale regionale ha eseguito –oltre agli inni nazionale e siciliano- una scelta di brani noti e particolarmente adatti al contesto: tra questi, l’Inno alla Gioia di Schiller e Beethoven non ha mancato di trasmettere al pubblico un complesso di emozioni che sembra rinnovarsi ad ogni nuova esecuzione.