MILANO – Note di jazz, profumo di aglio, basilico, pomodoro e mandorle. Siamo presenti anche oggi all’Expo per il ponte del 2 giugno: si mangia al cluster Bio Mediterraneo.
Oggi lo chef Peppe Giuffrè ha intrattenuto il pubblico del cluster con uno showcooking. Riduttivo definirlo tale, si è trattato di un vero spettacolo a suon di musica jazz, racconti e risate.Ma il vero protagonista è stato un piatto che richiama i profumi sud occidentali della Sicilia, area d’origine dello chef: busiati cu l’agghia pistati, o altrimenti detto pesto alla trapanese.
Sale grezzo delle saline di Trapani e Marsala, pomodorino siccagno e pizzutello, basilico a foglia larga- erba del re-, mandorla d’Avola, aglio rosso di Nubia – presidio Slow Food. Gli ingredienti si abbracciano nel mortaio mentre lo chef pesta a suon di Ciuri Ciuri. La spolverata di pecorino conclude l’opera culinaria. I busiati al dente con pesto alla trapanese vengono accompagnati da un nero d’avola- delle cantine La Botticella: frappato dal colore rosso intenso dei frutti rossi, al naso si sente l’odore della ciliegia e del mirtillo. In altre parole, un viaggio di profumi e sapori che ripercorrono la Val di Mazara.
Jazz, Battute e poesie in dialetto siciliano, con questa atmosfera il presentatore Giacomo Franzitta e lo chef Peppe Giuffrè hanno amabilmente intrattenuto i visitatori del Cluster in una continua promozione del territorio e dei prodotti siciliani. Alle loro spalle video proiezioni della Sicilia, per immaginare i luoghi da cui provengono i prodotti che sono stati utilizzati per il piatto presentato.
“La tradizione diventa innovazione – dice lo chef – Venire all’Expo significa avere una proiezione dei prossimi anni sul mondo agroalimentare e capire come ridare al pianeta ciò che gli è stato tolto. Significa, in un certo senso, rifarsi anche alla filosofia di Ippocrate del lascia che il cibo sia la tua medicina”. E continua “ho scelto un piatto emblematico della mia terra che proviene dai sacrifici dei miei avi. Un amore per la cucina che si basa su una sorta di filosofia museale del cibo.”