Fabio Console, che avrò incontrato appena un paio di volte e mi dispiace assai, era una persona dalla cortesia nobilmente antica e dai sorrisi della categoria olimpionica smagliante-luminosa. Era della stirpe di coloro per cui le belle maniere non sono un vestito un po’ ipocrita, perseguendo la sostanza del garbo e della vera cordialità tra gli esseri umani. Ma aveva, Fabio, pure un persistente retrogusto di malinconia.
La sua morte addolora. Per il necessario tributo, perché la sua faccia cordiale raccontava il cielo sopra un’altra Palermo, vista dall’angolo della telecamera. Era davvero un’altra città, magari c’erano delle illusioni in circolazione, ma c’erano pure i sogni un po’ glamour dell’epoca, tra i fasti di ‘Opinion Leader’ e di una televisione frizzante, lì dove Fabio Console si muoveva da affabile protagonista.
Una Palermo scintillante, non solo ripiena di miraggi inutili, di problemi non amministrati, alla stregua di un guscio vuoto, come poi accadde. Una Palermo nemmeno sovrapponibile alla presente che è impegnata nella risalita, ma soverchiata da troppi guai, schiacciata sul terreno di una inquietante attualità, un po’ senz’anima. Il cielo sopra la città di Fabio Console era diverso.
Colpisce un post, scritto da Stefania Morici, fulcro di eventi culturali, con passione e amarezza: “Sono arrabbiata. Penso a Fabio e a tutti i nostri incontri, a tutte le cose fatte insieme , alle nostre lunghe chiacchierate …. E sono arrabbiata con Palermo perché so quanto dolore Fabio avesse nel cuore”.
E ancora: “Palermo può essere davvero una città malvagia, irriconoscente, ingrata e invidiosa tanto da far sentire sole persone come Fabio”.
“Lui era avanti più di tante persone che conosco. Ed era buono – continua il post -. Super generoso. Coinvolgeva tutti. Credeva negli altri . Ma Palermo non merita. Spesso purtroppo non merita i suoi eroi. È una città che preferisce sacrificare piuttosto che glorificare le migliori menti”.
Scrive Danilo Li Muli (sua la foto di copertina), fondatore di ‘KePalle’: “Palermo perde l’ultimo baluardo di tenerezza, voracità creativa e di bella époque che non tornerà mai più. Palermo degli ultimi anni era troppo poco per Te”.
L’assessore Maurizio Carta conferma: “Con te muore anche un pezzo di una città non sempre in grado di capire i suoi talenti”.
A prescindere dalle vicende specifiche, che non sappiamo, qualcuno può dire che sia un ritratto polifonico non corrispondente a pezzi significativi di realtà?
Palermo, nonostante tutto, nel suo tratto genetico e generico, conserva una splendida anima, mortificata, talvolta, da uno spirito gretto, da amici degli amici (in senso giuridicamente legittimo), dal potere di chi si sente arrivato e mira a proteggere il suo posticino al sole, sempre contro gli altri. Il potere quale unico misuratore di consensi e diritti.
Palermo è ancora un luogo con pochi sprazzi di pensiero collettivo, ammalato di un individualismo che può mortificare i talenti più nitidi. Uno specchio rotto: ognuno, riflesso in un frammento, crede di rappresentare l’universo, scambiando se stesso con l’interezza, le mire personali con gli obiettivi comuni.
Caro Fabio, nel salutarti, resta da aggiungere che non era necessario conoscerti da vicino per comprendere la tua gentilezza e la tua bontà. Possiamo prometterti questo: ci impegneremo per ammorbidire la parte dura del cuore di Palermo, per non lasciare dimenticata in un angolo la bellezza che si riscopre, rimpiangendola, nell’istante tardivo del commiato.
Crediamo nel dopo, non per paura, ma per speranza. Crediamo che i buoni siano destinati a un Paradiso in cui ritrovare le creature e le cose che hanno amato. Il tuo sarà un cielo degli anni belli e un po’ ruggenti, fatto di tenerezza e amicizia sincera. Ma senza strade che portano al dolore degli esclusi.