CATANIA – I parenti di Giuseppe Rizzotto presenti in aula indossano gli occhiali da sole. Non sono riusciti a trattenere le lacrime mentre ascoltano il collaboratore di giustizia ed ex uomo d’onore Fabrizio Nizza che racconta i dettagli dell’omicidio dell’ex reggente del Villaggio Sant’Agata della famiglia Santapaola scomparso nel 2011. Il pentito, sotto processo per omicidio insieme a Orazio Magrì e al fratello Daniele, ha sviscerato i dettagli dell’agguato: dal summit in cui sarebbe stata decisa la condanna del boss fino all’esecuzione che sarebbe avvenuta in un casolare di campagna. “Abbiamo deciso di ucciderlo durante una riunione al viale Moncada. Oltre me erano presenti Benedetto Cocimano, Daniele Nizza, Orazio Magrì e Salvatore Guglielmino”.
Rizzotto avrebbe pagato con la vita un “tradimento”. “Una signora di San Giovanni Galermo che gestiva una piazza di spaccio ha ricevuto la visita di Giuseppe Rizzotto che gli ha proposto di vendere della cocaina – dice l’ex boss di Librino rispondendo alle domande del pm Rocco Liguori – ma la donna gli ha risposto che già si riforniva dai Nizza. Rizzotto a quell’affermazione avrebbe risposto che le “cose sarebbero cambiate”. Di questo incontro la signora ne ha parlato con Davide Seminara”. Fabrizio Nizza informato dell’accaduto organizza il vertice. “Dovevamo capire cosa stava accadendo e prendere le dovute cautele – spiega – ma prima dovevamo farci dire chi c’era dietro questa manovra”. In quel periodo infatti ci sarebbero state delle frizioni tra i Nizza che facevano riferimento ad Enzo Santapaola, figlio di Nitto e il gruppo legato agli Ercolano di cui avrebbe fatto parte Giuseppe Rizzotto.
Tutto sarebbe stato pianificato nei minimi particolari. La trappola, la “scampagnata” nel casolare e poi l’omicidio. Il primo giorno però qualcosa va storto. “Siamo andati in campagna io, Giovanni Privitera, Agatino e Salvatore Cristaudo. Ma quando abbiamo visto che non arrivava nessuno abbiamo mangiato e poi preso il vino. Mio fratello Daniele mi ha spiegato che Rizzotto aveva un impegno quel pomeriggio”, racconta l’ex uomo d’onore. Per non destare sospetti il fratello del pentito non avrebbe insistito. Tutto è rimandato al giorno successivo. E questa volta Giuseppe Rizzotto, detto “ciareddu”, abbocca all’amo.
“Ricordo che ci siamo recati in campagna – racconta Fabrizio Nizza incalzato dalle domande del pm – ma prima di arrivare ci ha fermato per un controllo un poliziotto. Ero in una Punto Bianca insieme a Cristaudo. Siamo andati in campagna e abbiamo mangiato. Ad un certo punto pensavamo che non arrivasse più nessuno e abbiamo iniziato a preparare tutto per andarcene. E’ stato in quel momento che ho visto arrivare mio fratello Daniele e Benedetto Cocimano con gli scooter Sh. Con loro c’erano anche Orazio Magrì, Franco Magrì, Salvatore Guglielmino, Giuseppe Rizzotto e Angelo Mirabile, detto “U Poccu”. Mentre Mirabile è un uomo del gruppo del Villaggio, i due Magrì che non hanno legami fanno parte della squadra di San Cristoforo insieme a Daniele Nizza.
Fabrizio Nizza racconta che portava con se una pistola Beretta. “C’erano solo cinque colpi nel caricatore perché il giorno prima mi ero allenato”, spiega. Rizzotto si sarebbe reso subito conto che qualcosa non quadrava perché sul tavolo non c’era nulla da mangiare. E lui era stato invitato per una “mangiata” tra amici. “A questo punto lo prendo per il braccio e lo trascino a metà campagna”. Nizza è seguito da diverse persone, tra cui Orazio Magrì. “Gli ho puntato la pistola e gli ho chiesto spiegazioni sulla sua visita alla signora di Galermo. Ma Rizzotto ha negato tutto. Orazio Magrì voleva che gli passassi la pistola. Non ho avuto nemmeno il tempo di dargliela che gli ha scaricato tutti e cinque i colpi addosso”. Rizzotto però non sarebbe morto sul colpo. “Ha cominciato a lamentarsi”, ricorda Nizza. “Allora ho detto a Magrì che “non si fa così”, perché – dice rispondendo a una domanda precisa del magistrato Liguori – poteva sparare un colpo in testa e basta. Allora mi sono tolto la cintura per poterlo soffocare ma Salvatore Guglielmino, per non lasciare tracce, gli ha conficcato un coltello sulla schiena e in pochi secondi Rizzotto è morto”. Nizza parla in dialetto mentre sviscera gli ultimi momenti di agonia del santapaoliano.
I fratelli Agatino e Salvatore Cristaudo avrebbero ricevuto l’ordine di far sparire il cadavere. “Andiamo a comprare una carriola e tutta l’attrezzatura così facciamo una cosa pulita”, avrebbe detto uno dei fratelli Cristaudo a Nizza. “Agatino mi ha accompagnato a casa e poi nel pomeriggio mi hanno informato che tutto era stato fatto”, racconta il pentito.
Fabrizio Nizza ha anche raccontato dettagli sull’omicidio di Lorenzo Saitta e Franco Palermo. Delitti di cui sono accusati Daniele Nizza e Orazio Magrì che però hanno deciso di non sedersi sul banco dei testimoni. Daniele Nizza, però, nelle prossime udienze depositerà alla Corte d’Assise una lettera scitta di suo pugno. Lo ha anticipato ad apertura del processo il suo difensore, l’avvocato Salvo Pace.