Catania, imprenditori minacciati: condanne Live Sicilia

“Violenze e minacce di morte per scippare l’impresa”, le condanne

Una storia di soprusi con l'ombra del clan Santapaola. Il coraggio degli imprenditori in aula.

CATANIA – È il modo di agire della mafia per prendere il controllo delle imprese: prima attira imprenditori in difficoltà con la ‘falsa’ generosità, poi li stritola fino a toglierti tutto. È quello che ha accaduto agli imprenditori Tomasich che si sono visti “scippare” l’azienda “attraverso una progressiva e sistematica azione intimidatoria – come spiega la pm Raffaella Vinciguerra nella sua requisitoria – consistente in violenze e minacce rivolte sia ai titolari che ai loro dipendenti”.

Il Tribunale di Catania ha condannato a 7 anni e 7 mesi Ferdinando Vinciguerra, Paolo Egitto, Filippo Salvatore Contine e Giovanni Vitali per estorsione aggravata e sono stati condannati a risarcire il danno (fissata una provvisionale di 10 mila euro) le parti civili, Miro e Andrea Tomasich che sono assistiti dall’avvocato Antonio Fiumefreddo. Sono stati assolti invece il boss di Cosa nostra Carmelo ‘u suggi’ Puglisi (difeso dagli avvocati Maria Lucia D’Anna e Salvo Pace), Domenico Egitto e Salvatore Di Fini “per non aver commesso il fatto”. Infine, sono stati dichiarati prescritti alcuni reati contestati a Vinguerra. 

La storia giudiziaria fatta di soprusi, violenze e minacce di morte infatti è lontana nel tempo. Le denunce risalgono al 2009, ma per poter scattare una fotografia dettagliata bisogna portare il calendario a qualche anno prima. I Tomasich erano i titolari della Ortoverde, operante nel campo dell’ortofrutta – precisamente vendeva insalate già lavate e confezionate – che aveva commesse con molti supermercati. Ad un certo punto però la crisi della grande distribuzione del 2008 ha inondato anche la società dei Tomasich che hanno accumulato debiti nei confronti dei fornitori. E tra questi c’è Fernando Vinciguerra che si è presentato alla porta di casa degli imprenditori come “il salvatore” proponendo di entrare come ‘socio’ nella Ortoverde con la condizione però di portare il magazzino a Belpasso.  In prima battuta al 50%, ma alla firma dal notaio la sua partecipazione  è diventata al 51% e quindi di ‘maggioranza’. Questo punto di forza ha fatto precipitare tutto. Vinciguerra “da bravo ragazzo” si è trasformato nell’uomo del terrore.

A lavorare nel deposito di Piano Tavola sono arrivati “persone ai domiciliari” che ai Tomasich non piacciono. Quando però sono cominciate le “proteste” ecco che Vinciguerra ha mostrato la sua vera natura: “Siccome la proprietà è mia e siccome il padrone sono io, voi ve ne dovete uscire. Non ve ne andate? E io vi ammazzo!”. Le violente intimidazioni, anche con palesi riferimenti al clan Santapaola (che trovano riscontro anche dalle dichiarazioni dei pentiti nel dibattimento), hanno coinvolto anche alcuni dei dipendenti legati ai Tomasich. Alcune volte gli imprenditori sono stati “letteralmente” sequestrati all’interno del capannone. Ma il quadro criminale di Vinciguerra non è stato composto solo dai soprusi ma anche da un preciso disegno finanziario di mettere in ginocchio l’Ortoverde che infatti alla fine è stata dichiarata fallita.

I Tomasich così hanno visto sgretolare i sacrifici di una vita. Ma con coraggio e determinazione hanno deciso di rivolgersi alla magistratura. E non hanno mai fatto un passo indietro. In aula a testa alta hanno raccontato le angherie subite. Oggi è arrivato il verdetto che dimostra come “denunciare conviene sempre”. Anche se 13 anni per una sentenza di primo grado è forse troppo. 


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