La Giunta dell’Anm di Catania torna ad ad auspicare che “in ordine alle vicende relative alle imputazioni elevate dalla Procura di Messina a carico del procuratore etneo, Vincenzo D’Agata, si faccia rapidamente chiarezza per salvaguardare nell’interesse dei cittadini la piena credibilità dell’ufficio requirente “.
In un documento approvato tre giorni fa, ma il cui contenuto si è appreso soltanto oggi, la giunta dell’Anm ricorda che sulla richiesta di giudizio immediato sollecitato dal procuratore D’Agata “non si ha notizia di alcun provvedimento adottato in sede disciplinare”. Al centro del documento il pagamento da parte del Comune di Catania dell’affitto di immobili di familiari del magistrato da parte dell’Ente che da tempo non pagava il dovuto.
L’episodio è emerso dall’inchiesta sul ‘buco’ in bilancio al Comune durante intercettazioni telefoniche a Bruno disposte con il visto del capo della Procura etnea, che ha subito disposto la trasmissione di atti relativi a Messina “per evitare che nella vicenda rimanessero zone d’ombra”. Secondo la giunta dell’Anm di Catania “appare assolutamente urgente e non più differibile al fine di restituire la necessaria autorevolezza ai vertici degli uffici giudiziari catanesi anche per salvaguardare il quotidiano faticoso e difficile impegno profuso dai magistrati della Procura in un contesto territorialmente difficile ed in un ufficio affetto da croniche carenze d’organico”.
La giunta dell’Anm etnea “auspica che il Procuratore della Repubblica, prendendo atto degli attuali sviluppi della vicenda in sede processuale e manifestando la necessaria sensibilità per i relativi profili istituzionali, adotti autonomamente le opportune determinazioni nel superiore interesse dell’ufficio”. La giunta dell’Anm di Catnia “esprime anche viva preoccupazione per le recenti vicende che hanno interessato la Procura in ordine a reiterate fughe di notizie in merito ad una delicata indagine in corso ed auspica che, anche in questo caso, i comportamenti di tutti i soggetti interessati siano improntati al massimo rispetto delle regole processuali e deontologiche”.