ENNA- Fatta luce a distanza di sedici anni sull’omicidio di Vito Donzì, scomparso per lupara bianca nel 1997 nell’ennese. I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Enna hanno eseguito due ordinanze di misura cautelare nei confronti di Salvatore Leonardi, 47enne, già capofamiglia di Catenanuova, attualmente detenuto presso la casa circondariale de L’Aquila, e Salvatore Marletta, 54enne, attualmente detenuto nel carcere di Caltanissetta. Le indagini, coordinate dalla Dda nissena, si sono avvalse delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Mavica, che si è auto-accusato dell’omicidio di Donzì, chiamando in causa, però, anche Leonardi e Marletta.
Donzì all’epoca dei fatti era un soggetto scomodo per il gruppo criminale mafioso che operava a Catenanuova, in quanto ritenuto responsabile di numerosi danneggiamenti e furti ai danni di alcune aziende ed imprese locali che erano già soggette ad estorsioni, tramite pagamento del ”pizzo”, in favore proprio del clan di cui Leonardi, Marletta e lo stesso collaboratore di giustizia facevano parte. Donzì quindi pagò con la vita il suo comportamento assolutamente indipendente nelle dinamiche criminali che erano state imposte nel paese e per questo venne eliminato con due colpi di pistola.
Il cadavere venne quindi bruciato in un terreno di periferia. Mavica ha raccontato che a commettere l’omicidio, commissionato da Leonardi , furono lui stesso e Marletta. Dopo aver incontrato Donzì davanti al Chiosco Rapisarda, con uno stratagemma i due lo convinsero a salire su una auto portandolo sul luogo dove poi venne ucciso. Dopo avere prelevato la vittima, Mavica e Marletta si recarono in un garage in disuso in aperta campagna, con la scusa di far vedere a Donzì una vettura rubata da smontare. Appena entrati però il collaboratore, già con la pistola in mano, esplose due colpi contro la vittima, mentre Marletta rimase in attesa all’esterno alla guida dell’autovettura.