CATANIA – Nel pomeriggio del giorno 9 dicembre 2023, presso il Collegio dei Minimi del comune di Castelvetrano, in occasione del PalmosaFest, Festival di Arte e Cultura che vede come presidente Bia Cusumano, a cinque mesi dalla vittoria del premio Narrativa Saggio di Etnabook, con grande apprezzamento di critica e di pubblico, abbiamo ritrovato Federico Bianca, brillante scrittore catanese, il cui esordio letterario è stato folgorante.
Federico Bianca e “Riscatto”
Federico Bianca è autore di Riscatto, opera prima composta da sedici racconti, pubblicato nel giugno del 2022 per i tipi della Felici Editori, anticipati dalla raffinata prefazione della catanese Marilina Gianquinta, nostrana espressione di poesia e letteratura, colta e delicata.
L’evento, curato dall’associazione Palmosa Kore, si è tenuto nell’elegante cornice del Collegio dei Minimi, pregiata architettura ecclesiale di antica fattura, recentemente restaurata e messa a disposizione dalla Civica Amministrazione, alla presenza del pubblico intervenuto per l’occasionie, dei rappresentati dell’Ente e delle maggiori Associazioni cittadine. L’incontro è stato medoderato dal docente e Avv. castelvetranese Nicola Scandaliato, le letture sono state curate da Sonia Giambalvo, e gli interventi canori da Silvia Leone.
“Chi è Federico Bianca, quali sono state e sono le esperienze culturali e professionali e quali rapporti ha con la scrittura, il cinema e il fumetto?”
Sono un insegnante di materie letterarie negli istituti secondari, ho un dottorato di ricerca in italianistica, un passato di insegnamento nei corsi di formazione professionali regionali e nei corsi di italiano per studenti stranieri.
“Riscatto” è il mio esordio narrativo, avevo già pubblicato tre saggi di carattere scientifico-letterario, dopo l’esperienza del dottorato.
Coltivo la scrittura creativa dal 2011/2012, l’esperienza, successiva, dei saggi letterari è stata comunque importante per affinare la mia penna. Oltre alla grande letteratura, siciliana, europea e nordamericana, di Otto/Novecento, il Cinema e il Fumetto sono due fonti d’ispirazione per me fondamentali.
Cosa ti ha spinto a cimentarti nel racconto e, in particolare nel racconto breve che, a differenza di altri generi letterari, presenta caratteri e difficoltà stilistiche di rilievo?
La molla è stata la partecipazione ad alcuni concorsi letterari, con un numero ben preciso di battute a disposizione. È una sfida, senza dubbio, da me affrontata con passione, come un gioco. Il segreto di un buon racconto è fare entrare il lettore “in medias res”, fornirgli dettagli, particolari, immagini e dialoghi che possano lasciare un’eco, una riflessione, uno stimolo, una sensazione, una emozione. La cura del particolare è quindi fondamentale e, per essere più precisi, cura formale e, ovviamente, anche dei contenuti, cioè della ricerca di originalità.
Nella elaborazione dei racconti, tutti animati da una pletora di personaggi e contesti ambientali diversissimi, dove il lettore si trova, di volta in volta, catapultato, come in un un continuo déjà-vu, qual’è stata la tua musa ispiratrice, l’origine dalla quale tutto ha avuto inizio?
Il desiderio di mettere i miei personaggi davanti a dei bivi esistenziali fondamentali: da questa loro scelta, dipende la possibilità di un riscatto o, al contrario, la sconfitta definitiva. Proprio perché ho poco spazio a disposizione, devo sfruttarlo al meglio, collocando i protagonisti in situazioni al limite, dalle quali dipende il loro futuro. Credo che, così, il lettore sia attirato in questi piccoli mondi o, forse, labirinti, e che possa appassionarsi alle vicende che legge. Un racconto deve essere piacevole a leggersi ma, evidentemente, anche a scriversi! Battute a parte, cerco di scrivere solamente storie che apprezzerei anche da lettore.
Molti sono i richiami o, anche solo, le atmosfere alla letteratura internazionale, da quella siciliana a quella americana e russa di fine ottocento. Al di là dell’evidente ricerca, mossa dall’amore per le Lettere, c’è un autore, in particolare, che hai come riferimento, un Maestro tra i Maestri che ti ispira e ti guida?
Ce ne sono molti, in realtà. La prima folgorazione è avvenuta da adolescente, grazie a “Le anime morte” di Gogol’. Poi ci sono stati altri grandi maestri: Henry James, Nabokov, Zola, Graham Greene, Highsmith, Jim Thompson, Simenon. Senza dimenticare la grande stagione ottocentesca, russa (Tolstoj, Dostoevskij, Cechov) e francese (Maupassant). Infine, come non citare i grandi scrittori della nostra Sicilia? Verga, De Roberto, Capuana, Rosso di San Secondo, Pirandello, Savarese, Brancati, Ercole Patti, Sciascia, Bufalino, Consolo.
Chi sono i personaggi dei tuoi racconti? Cosa hanno in comune tra di loro e con il titolo stesso dell’opera che presenti?
Sono personaggi che hanno vissuto esperienze forti, segnanti e che solamente in parte sono riusciti a superare. I casi della vita li mettono adesso davanti a un bivio che li costringe a fare i conti, definitivamente, con questo passato. Riusciranno a riscattarsi oppure, tragicamente, saranno sommersi dal loro vissuto? Questo schema narrativo deve molto alla grande stagione noir novecentesca, europea e statunitense (Graham Greene, Simenon, Thompson, Goodis, Highsmith) ma, in realtà, ha radici profondissime e antichissime: basti pensare alla tragedia classica, greca e latina.
Leggendo Riscatto più volte si ha la senzazione di vedere e vivere le scene, come se le osservassi dall’obiettivo di una macchina da presa: c’è un’attenzione particolare per l’inquadratura della scena, descritta in modo preciso e chirurgico. Quanto la realtà, il cinema o il fumetto ha influenzato la storia, la scrittura e la struttura stesso del racconto?
Credo sia stato inevitabile. Il cinema è una delle mie pessioni più grandi, insieme al fumetto. La letteratura è quella primaria, esistenziale, oserei dire. Se la letteratura è per me un gioco serio, un bellissimo gioco con regole formali molto importanti, cinema e fumetto sono un gioco “tout court”, in cui la fantasia non ha certe limitazioni e può sbizzarrirsi. In particolare, a parte il noir, il genere gangster e l’horror sono tra i miei generi cinematografici preferiti, senza dimenticare che il mondo stesso di Hollywood, quello in bianco e nero degli anni Quaranta e Cinquanta, è sempre stato per me di grande fascinazione.
C’è un personaggio o un racconto particolare al quale sei maggiormente affezionato e che, eventualmente, rivedremo in un’altra storia?
Sono affezionato a tutti i miei racconti e ai loro personaggi. Però, dovendo fare una selezione, vorrei nominare “Una chiamata d’emergenza”, ambientato nel mondo di Hollywood, “Sole a picco”, un breve testo horror, ma non truculento, sotto il solleone siciliano, “Lo stilita”, atto d’amore verso la grande tradizione ottocentesca russa, “Riscatto”, che dà il titolo alla intera raccolta e che considero un piccolo western metropolitano, “Confessione” e “Il consulto”, con l’immaginaria Motta sullo sfondo, omaggi alla tradizione siciliana di Sciascia e Brancati e, infine, “La sindrome di Okynawa” che, forse, incrociamo le dita, potrebbe diventare un’opera cinematografica.