Fabrizio Ferrandelli ha escluso oggi l’ipotesi di apparentamenti di ogni sorta attorno alla sua candidatura. “Le pressioni arrivano ma io sono un uomo libero e gli uomini liberi agiscono secondo coscienza”, ha detto il giovane candidato sindaco che al ballottaggio tenterà di ribaltare l’esito del primo turno favorevole a Leoluca Orlando. Ieri avevamo scritto senza giri di parole contro l’idea bislacca dell’apparentamento “tecnico”, ossia della grande ammucchiata fasulla (e non corrispondente a una vera alleanza politica) realizzata solo per aggirare la legge elettorale e non far scattare il premio di maggioranza all’Idv in caso di vittoria di Orlando. Oggi, con altrettanta nettezza, vogliamo esprimere apprezzamento per Ferrandelli e per la sua scelta di chiarezza e di rispetto della parola data, che scongiura un bizantinismo che i cittadini non avrebbero digerito (e dal quale a uno a uno i partiti si erano andati smarcando).
I commenti, sempre puntuali, dei nostri lettori al mio editoriale di ieri mi suggeriscono di approfondire un aspetto della questione. L’obiezione che tanti muovono è semplice: è democratica una legge che assegna il 60 per cento dei consiglieri a un partito che ha preso il 10 per cento dei voti? La risposta, per quel che mi riguarda (e ieri lo avevamo già scritto) è no. Buon senso consiglierebbe di rivedere questa legge: un premio di maggioranza monstre di questo tipo (non legato al raggiungimento di una soglia minima di consenso da parte delle liste collegate al sindaco) porta a risultati paradossali. Ma la legge è questa ed è così che i partiti l’hanno votata. Se non funziona, l’unica cosa da fare è riformarla. Perché è questo il principio a cui ci siamo appellati: le cattive leggi si cambiano, non si eludono.
Se le forze politiche avessero davvero trovato una quadra tra loro per contrapporsi a Orlando, formando una coalizione ampia, autentica e non fasulla, il problema non sarebbe esistito e lo spirito della legge sarebbe stato rispettato. Ma non era di questo che da giorni si parlava più o meno sottovoce a Palermo. Bensì di un gioco di prestigio da azzeccagarbugli. Che alla fine, pare, ci sarà risparmiato.