Nessuno tocchi i dirigenti, | i precari e il Cerisdi - Live Sicilia

Nessuno tocchi i dirigenti, | i precari e il Cerisdi

Dal taglio delle indennità accessorie per i dipendenti regionali al definanziamento del Centro studi palermitano, passando attraverso la ricollocazione dei lavoratori delle società partecipate in liquidazione. Tutti i nodi irrisolti della manovra in esame all'Ars. Maggio (Pd): "Nessuna richiesta di deroga per le assunzioni all'Ast".

PALERMO – La giustificazione si fa presto a trovarla: quelle erano norme che riguardavano il personale, e per questo è stato chiesto di stralciarle dalla Finanziaria. Ma la sostanza delle cose, non cambia. I deputati regionali hanno detto di “no” al taglio degli stipendi dei dirigenti regionali. Un taglio annunciato ai quattro venti dal governo Crocetta, ma che potrebbe scontrarsi col muro alzato dai parlamentari all’Ars.

Deputati d’ogni colore. Che hanno chiesto venisse soppresso (alcuni per intero, altri solo per specifici commi) l’articolo 18 del maximendamento governativo che rappresenta buona parte del testo della Finanziaria. Ma cosa dice quell’articolo 18? Al comma uno si legge: “A decorrere dal 1° gennaio 2013 l’ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale con qualifica dirigenziale è ridotto del venti per cento”. Ma, come detto, i deputati hanno detto di “no”. E gli emendamenti “soppressivi” all’articolo – così si definiscono tecnicamente – portano la firma, tra gli altri, dell’ex capogruppo del Pd Antonello Cracolici, dell’ex capogruppo dell’Mpa Nicola D’Agostino (adesso all’Udc) e del deputato del gruppo Pdl (ma già transitato in “Fratelli d’Italia”) Salvino Caputo (insieme ai colleghi Vinciullo, Assenza e Falcone). Tutti a dire “non si tocchi lo stipendio dei dirigenti regionali”. Se ne discuterà oggi in commissione bilancio, insieme a tante altre cose. E già circola l’idea: una soluzione salomonica. Che plachi l’eventuale ira dei diretti interessati e allo stesso tempo ammorbidisca il rischio della reazione anti-casta: taglio sì, ma solo del dieci per cento. Vedremo.

A dire il vero, per quanto riguarda i dirigenti, l’articolo 18 prevedeva un altro comma. Il secondo, appunto, che precisava come, in seguito alla riorganizzazione di dipartimenti e assessorati, ai dirigenti dovesse essere riconosciuto un incarico (e la corrispondente indennità) corrispondente alla fascia giuridica di appartenenza. Il tempo “al passato” è dovuto al fatto che lo stesso governo che ha deciso di presentare la norma, ci ha ripensato, proponendo un emendamento soppressivo del suo stesso articolo, firmato dall’assessore alla Funzione pubblica Patrizia Valenti. Ma quel comma quasi certamente verrà sostituito da un altro, proposto anche in questo caso da forze politiche diverse. I dirigenti, insomma, non rinunceranno all’incarico ulteriore. Ne riceveranno comunque un altro, magari “dal valore economico inferiore e indipendente dalla fascia di appartenenza”. Meglio di niente. Insomma, la politica scende in campo a favore della burocrazia.

E quello del salario accessorio non è l’unico tra i casi simili, se si spulciano gli oltre ottocento subemendamenti al testo governativo. Mentre l’assessore Bianchi decide ad esempio di ridurre da 20 a 5 i cosiddetti “comandati” al dipartimento Finanze, il deputato Udc Mimmo Turano chiede invece che sia ripristinato il “numero massimo” di venti dipendenti provenienti da altre amministrazioni. Minor rispetto per i consulenti, invece, visto che ad esempio Salvino Caputo chiede di estendere la norma che prevede il tetto massimo di un consulente per le ASP anche a Comuni e consorzi di Comuni. Un emendamento simile è stato presentato dagli onorevoli Dina, Cracolici e Maggio: l’obiettivo è quello di evitare un malinteso nel passaggio dei dipendenti del Ciapi di Palermo (sciolto) a quello di Priolo. La norma governativa dice che quel personale “può essere assunto”. Dina, Cracolici e Maggio precisano che quel personale “deve” essere assunto.

E l’attenzione per i lavoratori para-regionali emerge dagli emendamenti presentati all’articolo 20, uno dei più discussi. Questo prevede, per farla breve, il transito del personale delle società partecipate in liquidazione nelle nascenti società individuate dal piano di riordino. Due soli i limiti: i dipendenti dovevano essere assunti a tempo indentermnato al 31 dicembre del 2009 e le società non potranno fare nuove assunzioni con due sole eccezioni, in quest’ultimo caso: quelle di Riscossione Sicilia e Irfis. A loro è consentito assumere nuove persone (per cui consigliamo ai siciliani che puntano a un posto da regionale di scommettere su una di queste societá). Ma gli onorevoli vogliono allargare le maglie di quella norma stringente. Così ecco Dina e Clemente, che chiedono di estendere il diritto al transito nelle nuove società anche agli assunti a tempo determinato o ad altre categorie di lavoratori. Mentre a Mariella Maggio non è andata giù, evidentemente, la deroga concessa a Riscossione Sicilia e Irfis. Per questo, forse, vuole estendere il diritto di fare nuove assunzioni anche all’Ast, società di trasporto pubblico in grave crisi finanziaria.

E la magnanimità dei deputati siciliani è ben raffigurata dal caso del Cerisdi, per il quale il governo ha deciso il definanziamento. Contro quella norma si sono schierati, a colpi di emendamenti soppressivi, solo per citarne qualcuno, gli onorevoli Dina, Falcone, Pogliese, Vinciullo, Caputo, Lentini, Leanza, Sammartino, Cordaro, Anselmo, Clemente e Lo Giudice. Al punto da suggerire una battuta all’ assessore Bianchi: “In favore del Cerisdi ho visto più emendamenti che deputati”. Ma il governo su questo punto vuole andare dritto. Così come per la gestione del Parco d’Orleans. L’articolo 39 del maxiemendamento, infatti, prevede l’abrogazione della norma che incarica la ditta Lauricella per la gestione del Parco. Ma qualcuno, come il deputato Di Mauro, non ci sta e chiede di “sopprimere la soppressione”. Insomma, nessuno tocchi i volatili della Presidenza. Più riflessivi gli onorevoli Savona e Ferrandelli. I deputati chiedono che tutto resti com’è fin quando “gli uffici non avranno accertato la proprietà” degli animali. Già, perché nemmeno questa complicatissima finanziaria ha sciolto il dubbio: di chi sono gli uccelli di Palazzo d’Orleans?

Una cosa è certa. C’è chi punta all’estinzione di un’altra specie protetta nella riserva della politica siciliana: il Movimento cinque stelle con un proprio emendamento, dal titolo “Sicilia zero auto blu”, infatti, chiede l’abolizione dell’uso dell’auto di servizio in tutta l’amministrazione regionale, escluse quelle per il presidente della Regione e dell’Ars. Un provvedimento anti- casta, ovviamente. Che fa a pugni con un altro, firmato sempre dai deputati a Cinque stelle, che chiedono di rimpolpare il capitolo dedicato alla Tabella H: dai 25 previsti dal governo ai 33 milioni chiesti dall’emendamento. Già, le vie dell’antipolitica sono infinite. E a volte anche imprevedibili.

Riceviamo e pubblichiamo una precisazione del deputato regioanle del Pd Mariella Maggio:

In relazione ad alcune notizie di stampa sull’articolo 20 del maxi-emendamento del governo alla Finanziaria, – si legge in una nota – si precisa quanto segue: l’emendamento presentato dall’onorevole Mariella Maggio (PD) NON rimuove il divieto di assunzioni attualmente in vigore all’Ast (Azienda Siciliana Trasporti) ma vuole evitare che al personale si applichino norme in contrasto il contratto di lavoro dei dipendenti Ast, che non è quello dei regionali bensì del settore degli autoferrotranvieri, così come avviene nelle altre aziende pubbliche e private nel settore del trasporto pubblico locale”.


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