PALERMO – È il ritorno di Fiumefreddo. Mentre l’Ars si prepara a discutere l’articolo che prevede la liquidazione di Riscossione Sicilia, l’avvocato catanese punta il dito, stavolta, contro la Sanità privata: “Trentamila cartelle non sono state riscosse”, la denuncia dell’amministratore unico dell’esattoria siciliana. Ed ecco anche le accuse a un “sistema” che avrebbe favorito il clientelismo.
Attacchi durissimi, che segnano il ritorno sulla scena “pubblica” dell’avvocato che ha a lungo polemizzato, con tanto di carte bollate, con i deputati dell’Assemblea regionale. Parlamentari che si preparano intanto a esaminare la norma prevista nella “Finanziaria bis” sulla soppressione dell’ente. Una norma, però, che stando agli stessi uffici di Palazzo dei Normanni, è a forte rischio di illegittimità.
Intanto, Fiumefreddo affida a una nota ufficiale di Riscossione il suo ultimo attacco, dando notizia di avere chiesto “alla funzione dell’organizzazione di estrarre le posizioni dei contribuenti titolari di attività private convenzionate con il servizio sanitario regionale”. La Sanità privata, appunto. E Fiumefreddo spiega che “la decisione si inserisce nell’ambito delle iniziative intraprese per il contrasto alla cosiddetta evasione di sistema. L’estrazione consegnatami dalla responsabile della funzione, – racconta – ci restituisce un quadro di desolante omissione, con un sistema sanitario privato sostanzialmente segnato da una elusione seriale degli obblighi tributari. Oltre 30.000 cartelle da esigere, per un ammontare che supera il mezzo miliardo di euro”.
Cifre mostruose. Che però, secondo Fiumefreddo, raccontano molto di più di quanto possano fare i freddi numeri: “L’elevato ammontare dei crediti da esigere, – prosegue infatti – pone anche una domanda al nostro Ente, sul perché non si sia negli anni trascorsi proceduto a recuperare le ingentissime somme, peraltro rendendo inane il privilegio normativo, che la Società ha, di potere operare nei confronti dei soggetti che ricevono denaro pubblico proprio incamerando direttamente quelle poste, e quindi avendo la garanzia certa della copertura totale del debito. Conoscete già qual è il mio pensiero a tal proposito, – precisa nella lettera inviata tra gli altri al presidente Crocetta, all’assessore Gucciardi e al Segretario generale Monterosso – e cioè che ha funzionato, anche per la sanità privata, un sistema di potere che da un lato ha drenato risorse, spesso sottraendole al servizio pubblico, in favore delle strutture private e, dall’altro, ha protetto quella rete clientelare, fatta di medici e paramedici da collocare ma soprattutto di cittadini da assistere, ‘lasciandola in pace’, giacché ancillare rispetto alla raccolta patologica del consenso quando non funzionale ad un vero e proprio voto di scambio”.
Fiumefreddo non fa nomi, in questo caso. Anche perché, probabilmente, il sistema della Sanità privata è, ed è stato a lungo, e trasversalmente, assai vicino alla politica, attraverso anche legami di parentela o tramite la “discesa in campo” direttamente di esponenti di spicco di quel settore. “Un vero e proprio crimine con una moltitudine di parti offese, – continua Fiumefreddo – per primi i cittadini che fanno il loro dovere, quanti avrebbero diritto a servizi efficienti e non ultimi coloro che, tra i titolari delle strutture private, fanno invece il loro dovere. Oggi, le cose stanno diversamente, ovvero proviamo da due anni ad interrompere quel giogo delittuoso imposto in Sicilia da certa classe dirigente, e così facendo perseveriamo in un’opera di radicale cambiamento del governo della leva fiscale – che peraltro ha riportato Riscossione Sicilia in attivo dopo decenni – in ossequio ai principi della giustizia e dell’uguaglianza. Incontreremo ostacoli? Certamente; ma, a ciascuno chiedo – prosegue – di fare il proprio dovere e di segnalare all’Autorità giudiziaria eventuali condotte degne di rilievo. Aggrediamo uno dei grumi del potere in Sicilia, facciamolo con la consapevolezza e l’onore di chi sta servendo la legge ed il proprio prossimo”. Le operazioni di recupero, si legge sempre nella nota, sarebbero già partite. Da ieri.
Una presa di posizione, quella di Fiumefreddo che, dicevamo arriva proprio in concomitanza con l’approdo all’Ars del cosiddetto “collegato”, cioè la “Finanziaria-bis” che prevede, tra le altre, la norma che dispone la liquidazione di Riscossione Sicilia. Una norma, però, su cui si allungano le ombre della illegittimità. Dubbi messi nero su bianco proprio dagli uffici dell’Assemblea regionale. Secondo l’Ars, se non è lesiva dello Statuto l’idea in sé di rivolgersi a un altro ente della riscossione, fosse anche un ente statale che lavorerebbe “in house”, altri passaggi dell’articolo sono a forte rischio illegittimità: sono quelli che prevedono l’attribuzione da parte dell’Ars di funzioni all’ente statale di nuova costituzione, invadendo così ambiti di competenza nazionale, e soprattutto il passaggio del personale di Riscossione direttamente nel nuovo ente statale. Altri dubbi sulla mancanza di una “disciplina transitoria” e nella mancata fissazione di termini adeguati per il passaggio al nuovo sistema. Se ne riparlerà probabilmente oggi, in una Sala d’Ercole che verrà incendiata dal “ritorno” di Fiumefreddo.
La nota dell’Aiop: “Dichiarazioni generiche e gravi”
“Con riferimento alle notizie di stampa, che traggono origine dalle dichiarazioni dell’Amministratore Unico di Riscossione Sicilia S.p.A., ed aventi ad oggetto una presunta “elusione seriale degli obblighi tributari” da parte delle imprese operanti in Sicilia nel campo della sanità privata accreditata, corre l’obbligo di precisare che tali affermazioni, tanto gravi quanto generiche, tentano di gettare un’ombra di discredito su un’intera categoria, che, giornalmente, è impegnata a garantire, unitamente agli ospedali pubblici, un servizio pubblico a tutela del diritto alla salute dei cittadini”. Lo afferma Barbara Cittadini, presidente dell’Associazione che rappresenta 54 case di cura accreditate della regione.
“Il riferimento alla “elusione seriale” sembra, ingiustamente, sottendere ad una sistematica attività, da parte delle aziende sanitarie accreditate del settore, di aggiramento delle norme tributarie, circostanza questa non solo non vera, ma neanche verosimile, atteso che l’accertamento di eventuali (e, comunque, individuali) siffatte violazioni compete all’Agenzia delle Entrate e non già all’Ente di riscossione – continua Cittadini -. Né, peraltro, le predette dichiarazioni specificano quanta parte dei debiti da riscossione a carico delle imprese del settore sia ascrivibile alle somme iscritte “provvisoriamente” a ruolo in pendenza di giudizio innanzi alle competenti commissioni tributarie, debiti che, com’è noto, vengono meno in ipotesi di soccombenza nel giudizio da parte dell’amministrazione finanziaria. Riteniamo, dunque, che, prima di fare certe gravi affermazioni e trarre facili conclusioni, occorra che i fatti vengano verificati, approfonditi ed acclarati. L’Aiop non difende mai l’illegalità e troppe volte abbiamo sentito roboanti accuse, poi smentite da un serio approfondimento, che è sempre dovuto ed imprescindibile. Il comparto privato accreditato fa parte integrante della rete ospedaliera regionale ed eroga, con professionisti qualificati, il 20% delle prestazioni ospedaliere, soggette a severi controlli, a fronte di tariffe predeterminate dalla regione e tetti di spesa invalicabili. Spiace, dunque, sentire che la sanità privata venga indicata come ”un sistema di potere che ha drenato risorse sottraendole al servizio pubblico”, poiché simili affermazioni sono, quantomeno, fuorvianti, oltre che lesive dell’immagine delle case di cura e dei tanti imprenditori che, ogni giorno, lavorano seriamente per dare una risposta puntuale, con senso di responsabilità, alla domanda di salute dei cittadini. Respingiamo, quindi, con forza simili accuse e rivendichiamo il nostro ruolo di erogatori del sistema pubblico, che agiscono con correttezza. Siamo certi – conclude Barbara Cittadini – che, ove quanto appreso dai giornali fosse confermato dai dovuti riscontri, si tratti di casi isolati, che tuttavia, una volta accertati, vanno perseguiti, come tutti i comportamenti scorretti, nel rispetto dei cittadini e dei molti imprenditori corretti ed onesti.”