CATANIA – “Una sentenza storica”. L’avvocato Vincenzo Ragazzi, rappresentante dell’associazione Difesa e Giustizia commenta la pronuncia che impone all’Italia di “occuparsi” economicamente di chi è vittima di reati internazionali violenti, versando un adeguato indennizzo. La Corte di Giustizia europea si è espressa lo scorso 16 luglio, stabilendo che “Gli Stati membri devono concedere un indennizzo a tutte le vittime di reati internazionali violenti, anche a quelle residenti nel territorio degli Stati stessi, e che tale indennizzo deve infatti compensare, in misura appropriata, le sofferenze alle quali esse sono state esposte”. Una pronuncia che fa seguito al ricorso presentato dall’Italia contro quanto stabilito dalla Commissione europea nel 2004.
Una sentenza storica, dunque, come commenta chi, negli anni, è stato costretto a veder ben altro. “Dopo quasi dodici anni di ritardo l’Italia è stata condannata per inadempimento della direttiva citata – spiega il legale dello studio Fassari, Ferrante, Ragazzi. Per la Corte europea gli Stati membri devono garantire alle vittime non soltanto l’accesso a un indennizzo, secondo il principio di non discriminazione, ma anche un livello minimo di indennizzo per qualsiasi tipologia di reato violento”.
La Direttiva 2004/80, all’art. 12, par.2, prevede che gli Stati membri provvedano ad istituire “un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, che garantisca un indennizzo equo ed adeguato delle vittime. L’obiettivo comunitario è quello di garantire all’interno dell’Unione, anche al fine di favorire la libertà di circolazione delle persone, un generalizzato ed uniforme trattamento indennitario in tutti gli Stati membri ai loro cittadini, qualora restino vittima di qualunque reato intenzionale violento – continua Ragazzi. Pertanto, le vittime di tali reati nell’Unione europea hanno diritto di ottenere un indennizzo equo ed adeguato per i danni subiti a prescindere dall’individuazione del responsabile”.
Nel passato, anche recentissimo, così non è stato. “È stata allora, su pressione dell’opinione pubblica, frettolosamente emanata la legge – la n.122/2016 – che ha istituito il “Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti”, ma solo nel 2017 veniva emanato il decreto attuativo che stabiliva importi irrisori e risibili per gli indennizzi (7.200 euro in caso di morte della vittima, 4.800 euro in caso di violenza sessuale), escludendo tutte le altre categorie di vittime, in palese violazione del disposto della direttiva comunitaria – dice ancora l’avvocato. Tali importi, sulla scia anche delle critiche da parte dell’opinione pubblica, sono stati leggermente aumentati (50.000 euro in caso di morte della vittima, euro 25.000 in caso di violenza sessuale o di lesioni personali gravissime)”.
L’avvocato Ragazzi e i suoi colleghi dello studio stanno seguendo numerosi casi di vittime in tutta Italia al fine di fare ottenere loro l’adeguato indennizzo previsto dalla normativa europea, attraverso un’attiva collaborazione con l’Associazione Difesa e Giustizia, che si occuperà di assistere tutte le vittime di reati violenti.
“Se l’Italia non si adeguerà a quanto stabilito dalla corte di giustizia europea, l’equo indennizzo verrà stabilito di volta in volta dal giudice – conclude Ragazzi. Ma tutto questo, ovviamente, comporterebbe tempi più lunghi. Una beffa, oltre al danno subito”.