Formazione, sanità, precari | La Regione dove nulla si muove - Live Sicilia

Formazione, sanità, precari | La Regione dove nulla si muove

Tra ricorsi, illusione e polemiche, l'Isola è ferma. E oltre 50 mila lavoratori restano in bilico.

PALERMO – Sembra muoversi, ma in realtà non si muove affatto. È la Sicilia sgovernata, affossata da errori e divisioni che tengono col fiato sospeso migliaia di siciliani. Prendi la Formazione professionale. Sembrava fatta. Finalmente ecco il tanto atteso Avviso 8, che nasceva – è bene ricordarlo in questa storia di moti apparenti – dopo il ritiro di altri due bandi simili. Uno riposto nel cassetto a causa di qualche errore del governo, l’altro gettato nel cestino dopo il ricorso di un ente che rischiava di far saltare tutto. E così si è rimasti fermi per mesi. Fino “a nuovo Avviso”. Arrivato, insieme a un vento di polemiche che prelude a una pioggia di ricorsi che rischiano di fermare tutto, un’altra volta. Insieme al rientro (o all’ingresso) a lavoro di oltre 3.500 dipendenti.

Perché davvero, in Sicilia, al di sotto della polvere, sembra muoversi poco o nulla. La Sanità siciliana in questi mesi è stata gravida di promesse, che avevano acceso qualche speranza nei confronti di tanti siciliani costretti a cercare lavoro in altre Regioni, spesso lontani da figli, mogli e mariti. I famosi “concorsi” che avrebbero dovuto privilegiare, in prima battuta, la mobilità, sono rimasti nell’inchiostro delle dichiarazioni dell’assessore e soprattutto dei direttori generali delle aziende sanitarie. Nessun bando, nessuna assunzione finora. E adesso, nulla si muove finché Roma non vorrà. Nonostante tante polemiche su una rete ospedaliera esaminata dai ministeri Salute ed Economia, e ricacciata indietro da una sollevazione popolare e soprattutto politica. Al punto da costringere persino il governatore Crocetta a fermare tutto e a chiedere un “coinvolgimento” di sindaci, sindacati, manager, medici prima di arrivare a un documento definitivo. Peccato che non sia stata prevista alcuna “data” di conclusione di queste “audizioni sul territorio”. E peccato che senza quello, non potranno partire le assunzioni. Nulla si muove, nonostante già tra venti giorni alcuni contratti andranno in scadenza: sono quelli di tanti infermieri siciliani. Dovevano essere cinquemila i nuovi assunti in Sanità.

E del resto, proprio sul tema del lavoro la Sicilia è esempio storico-sociale del cosiddetto “annacamento”. Qui, in terra densa di contraddizioni, siamo riusciti a creare persino i precari a tempo indeterminato. Oltre 14 mila negli enti locali, più di ventimila in tutto se aggiungiamo Regione, Province, Sanità. Sono lì, ogni anno appesi alla promessa di una stabilizzazione che sarebbe sacrosanta persino per l’Unione europea. Eppure, ecco cambiare i taumaturghi ma non le soluzioni. Che quasi sempre, dopo promesse faraoniche e rosari di rassicurazioni, si limitano alla proroghina di fine anno, nella speranza che l’anno prossimo vada meglio. Crocetta sembrava averla risolta a modo suo: “Portiamo tutti alla Resais”, il vecchio carrozzone regionale. Risolvendo cosa? Nulla. Perché per il lavoratore del Comune di altro non si sarebbe trattato se non di un trasloco in purgatorio. In attesa di qualche chiamata.

Che poi, qualcuno potrebbe pensare che in fondo il fatto di stare fermi è comunque un modo per non far danni. Peccato che solo le vicende della Formazione, della Sanità e del precariato coinvolgano direttamente oltre 35 mila siciliani, e indirettamente molti di più. Ma nell’Isola niente si muove. Nemmeno le cose che dovrebbero muoversi perché messe per iscritto. Nero su bianco. Basti pensare alla tanto strombazzata riforma dei Forestali, quella che avrebbe ovviamente razionalizzato, reso funzionale, utile il lavoro di migliaia di discussi (a torto o a ragione) lavoratori. Ebbene, nonostante i limiti temporali fissati nell’ultima legge Finanziaria, questa riforma al momento è rimasta in giunta. Non ce ne è traccia all’Ars. E così il sospetto che faccia la stessa fine dell’altro grande annuncio della legge di riforma della Formazione, che nessuno ha mai visto aggirarsi per il Palazzo dei Normanni, è molto forte.

E in Sicilia sembra anche che si perfezionino gli strumenti per faciliare questa illusione ottica, questo spostamento che è solo apparente. Tra questi, ad esempio, gli “albi”. Fantomatici elenchi di “quasi-lavoro”. Una specie di autogrill dove far rifocillare la gente a un passo dal baratro, con un altro po’ di speranza. È il caso ad esempio dei 75 dipendenti di Sviluppo Italia Sicilia, licenziati ieri e ai quali è stato promesso il transito in un’altra partecipata, tramite quell’albo dove troveranno posto, tra gli altri, i lavoratori del Cerisdi, solo per fare un esempio. Mentre un meccanismo simile è stato pensato per i circa 1.700 lavoratori degli ex sportelli multifunzionali: verranno chiamati, pare, dai Centri per l’impiego. Mentre si è fatta anche strada la voce di una immissione in ruolo per tre anni al Ciapi.

Illusioni, come le altre? Del resto la Sicilia è stata in questi anni la terra del flop clamoroso della riforma delle Province. Una legge che avrebbe dovuto cambiare tutto e che ha invece soltanto pietrificato, inaridito gli enti messi nelle mani di fedelissimi del governo. Nulla, nulla si muove in realtà. L’Ars ha persino deciso di sospendere il voto su un debito fuori bilancio di 132 milioni di euro. Sarebbe un modo per “sanare” anni di uscite disinvolte ed errori amministrativi. Ma quel voto non arriva. Perché nulla si muove, nella Sicilia delle ombre e delle illusioni infinite.


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