GELA (CALTANISSETTA)- “L’Eni deve riaprire e discutiamo. Se l’Eni pensa di chiudere, e chiude, la conseguenza sarà la revoca di tutti gli accordi petrolieri”. Rosario Crocetta oggi a Gela in aula consiliare per una seduta straordinaria monotematica sul caso Eni torna a rimarcare la posizione della Regione dopo l’annunciato stop agli investimenti industriali a Gela da parte di Eni. Arrivato intorno alle 14, il governatore è entrato accolto tra gli applausi di una rappresentanza dei lavoratori che si è spostata dai presidi istituti nei pressi della Raffineria per ascoltare il Presidente su una questione che ormai da giorni tiene banco in Sicilia. “La cosa squallida in questa vicenda – ha detto il governatore – è che c’è un piano di dismissione che riguarda solo il Sud ed è totale. Non è vero che ci sono investimenti alternativi. E’ una beffa anche perché prima degli investimenti alternativi bisogna bonificare e qui passeranno anni. Qui si vorrebbe fare passare un accordo come quello di Termini Imerese, vale a dire ‘intanto chiudiamo’ con la promessa di un futuro di benessere. Loro dicono di avere 750 milioni di euro di perdite. Ci sono raffinerie che perdono di più eppure ci hanno investito un miliardo e mezzo, come a San Nazzaro, per un progetto che si è rivelato fallimentare”.
Crocetta non usa mezza termini e accusa l’Eni di voler coprire “le loro magagne fallimentari. Vorrebbero scaricare – ha aggiunto – sul Sud le responsabilità. Dico loro invece di fare autocritica e di dire ‘abbiamo sbagliato, ma questa è una raffineria che si può rilanciare e possiamo introdurre progetti nuovi di bio carburanti e bio energia”. Poi il governatore fa riferimento all’incontro avuto a Roma affermando che dalla capitale “sostengono la battaglia presidente della Regione poiché dicono che quello attuale non è un progetto industriale (riferito alle intenzione dalla Raffineria, ndr)”. “Questo è un tradimento e non lo possiamo accettare. Continuiamo la protesta anche oltre Gela”. Il sindaco Angelo Fasulo riprende la posizione del governo cittadino sostenendo che oggi “è la città ed il comprensorio che si riuniscono per dire che non siamo disposti ad accettare rivisitazioni di accordi già presi. Qui c’è di mezzo il futuro industriale della Sicilia, la credibilità delle istituzioni”.
Al vertice di questa mattina erano presenti anche i sindaci di Sommatino, Mazzarino, Riesi, Butera, Butera e Niscemi. “Siamo qui perché chiediamo garanzie per garantire un futuro lavorativo alle famiglie. Quando un amministratore delegato taglia vuol dire che non è in grado di gestire – dice Francesco La Rosa, sindaco di Niscemi. Eni ha sfruttato e vuole andare via. Un po’ come quello che si vuole fare a Niscemi con il Muos, anche li metteremo dei paletti”. Ieri è sceso tra gli operai anche il vescovo della Diocesi di Piazza Armerina monsignor Rosario Gisana che ha stretto la mano, in alcuni casi abbracciato, gli operai con cui ha condiviso insieme una buona mezz’ora per raccogliere le loro preoccupazioni, le loro storie. L’alto prelato prega per i lavoratori che ha incontrato ed abbracciato ai presidi nei pressi della Raffineria. Poi rivolgendosi “chi ha i soldi” ha chiesto di fare la carità intesa “non in forma di elemosina perché quella non serve a niente ma avviando nuove forme di lavoro, in modo tale che ogni lavoratore, con dignità possa pagarsi le bollette, il mutuo, far studiare i propri figli. Si sta creando povertà nella povertà e questo dobbiamo evitarlo. Dobbiamo solidarizzare, creare posti di lavoro sfruttando quello che abbiamo”.
“L’uomo non sia lupo all’uomo – ha detto Gisana. Dobbiamo pensare al bene comune e non cercare solo il bene personale. E questo è possibile solo rilanciando una struttura in modo nuovo e innovativo in maniera tale che la gente non perdi il posto di lavoro”. Il Vescovo Gisana, accompagnato da alcuni sacerdoti di Gela e dai rappresentanti delle forze sindacali, ha esortato i vertici aziendali a “continuare ad investire sul territorio, a rilanciare il petrolchimico creando forme di sviluppo compatibili con l’ambiente e con il territorio”. Intanto è stato annunciato che la prossima settimana a Roma si terrà un incontro con l’Eni perché si possa giungere ad accordo preciso per la salvaguardia dei lavoratori. La tensione resta alta. Oggi in Piazza San Francesco presidi delle forze dell’ordine, anche in tenuta antisommossa, mentre in Raffineria gli operai non abbandonano, seppur stanchi, la protesta. C’è in gioco il proprio futuro.